Chi l’ha detto che il giallo è un colore caldo?
In genere i colori caldi mi fanno venire in mente il tepore di una giornata primaverile, il sapore di pane burro e zucchero, la cucina della nonna con tutti quegli interessanti profumini.
In questo momento invece il giallo non mi ricorda nessuna di queste sensazioni. L’unica cosa a cui riesco a pensare è un limone, rinsecchito e acido, ormai troppo duro per essere spremuto, sgradevole come può esserlo solo qualcosa che è stato dimenticato in fondo al frigorifero troppo a lungo.
E non riesco a concentrarmi con questo maledetto limone che mi balla davanti agli occhi! Come posso focalizzare le mie risorse mentali per rispondere alle domande quando ho sotto il naso un tale spettacolo?
Per tutto il semestre di lezioni non ha indossato altro che completi di colore variabile dal grigio piccione al marrone castagna, passando per tutte le declinazioni del nero. E proprio oggi ha deciso di indossare questo accidenti di tailleur giallo fluorescente?
Il giorno dell’esame!
A stento riesco a guardarla, figuriamoci a rispondere a domande di chimica.
-         Bene signorina, adesso mi parli del metilarancio.
L’aula è piena di studenti con blocnotes e penna alla mano, pronti a prendere appunti per cercare di carpire qualche segreto che consenta di superare indenni questa terribile prova. Questo esame di chimica organica ha sempre avuto un’aura di terrore.
Io, davanti alla lavagna con le mani impiastricciate di gesso, tremo visibilmente. Gli esami orali mi hanno sempre gettato in una condizione di panico, sia prima che durante. Per di più, dopo un’ora di domande a raffica, la concentrazione comincia a scemare e questo è il mio vero tallone d’Achille, perché mi ritrovo a fissare inebetita il tailleur giallo, incapace di proferire verbo.
A giudicare dalle facce dei miei illustri colleghi non sono l’unica a essere rimasta traumatizzata da questo repentino cambio di look.
Devo conoscere la commessa che è riuscita a venderle quel completo.
-         Signorina… il metilarancio?
La voce della docente mi arriva come da un altro mondo e cerco disperatamente di focalizzare la mia attenzione su quello che mi sta chiedendo. Posso quasi avvertire lo sforzo fisico del criceto che risiede nel mio cervello, sta cercando di rimettersi in piedi e cominciare a correre dentro la ruota.
-         Sì, dunque… Il metilarancio è un colorante della classe dei coloranti azoici e… e…
Non c’è niente da fare, è più forte di me (soprattutto è più forte del criceto). La mia attenzione è attratta magneticamente da quell’abito. È talmente fosforescente che si distingue a occhio nudo la trama del tessuto.
-         ...sì, signorina. E per cosa possiamo usare il metilarancio?
Anche la professoressa è esasperata, si sente dal tono di voce. Forse potrei fingere uno svenimento. Potrebbe funzionare?
Il povero criceto ormai è allo stremo delle forze, ma nonostante il mio sguardo sia ancora fisso sul tailleur (o forse proprio per quello), ha un  imprevisto guizzo di genialità.
-         Il metilarancio si può usare per le fibre tessili…
Trattengo il fiato, la docente annuisce stancamente. Forse non è proprio la risposta corretta ma ho l’impressione che abbia deciso di accontentarsi.
Tenta però un’ultima stoccata.
-         Quale tinta otteniamo con questo colorante?
Il criceto è distrutto, ma sento un lieve sorriso affiorarmi agli angoli della bocca.
-         A pH intorno a tre il metilarancio è rosso. Invece a pH superiori a quattro ha un colore, non so come dire… Ha presente quella tinta a metà tra il latte inacidito e la senape andata a male? Oppure se preferisce quel colore tra la mela acerba e il colore dei succhi gastrici… Insomma, un po’ come il suo vestito.


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Lui era seduto sul divano, i gomiti appoggiati alle ginocchia, si rigirava nervosamente un pacchetto di sigarette tra le mani. Osservava quella scatoletta di cartone come se da essa dipendesse la sua vita. Ad un tratto, come se obbedisse ad un ordine, lo aprì ed estrasse una sigaretta. Afferò un fiammifero e la accese. Quando aspirò la prima boccata, il Fumo si sprigionò dalla Sigaretta.
-          Oh salve! - la Sigaretta salutò il suo caro vecchio amico, il Fumo, che lentamente si spandeva nel salotto.
-          Salve! – rispose il Fumo volteggiando in piccole spirali – E’ parecchio che non ci si vede da queste parti.
-          Già – rispose la Sigaretta – Allora… cosa mi racconti, che fai ultimamente?
-          Il solito… mi espando, ristagno… nulla di nuovo – disse il Fumo con noncuranza – Dì un po’ – cominciò poi cambiando argomento – ma il nostro amico qui non aveva smesso di fumare?
-          Sì, così aveva deciso un po’ di tempo fa. Sarà passato qualche mese – confermò la Sigaretta stretta tra le labbra dell’uomo.
-          Non ricordo, come mai aveva deciso di smettere? Ero certo che sarebbe sempre stato un fedelissimo della nostra compagnia. Ho passato così tanti anni aggrappato alle tende della sua stanza quando frequentava l’università… – ricordò il Fumo con nostalgia.
-          Lo so, è sempre triste quando succede. Crediamo di conoscere gli amici veri, ma poi… E’ una storia antica come il mondo. Sua moglie…
-          Sì? – incalzò il Fumo.
-           …è rimasta incinta e…
-          E?
-          …e così Lui ci ha traditi! – rivelò la Sigaretta indignata, mentre Lui la scuoteva sopra il posacenere.
-          Ma dico! Non vedo perché non avrebbe potuto continuare ugualmente! Con le dovute precauzioni, si capisce. Che so io, è pieno di balconi questo appartamento! Fammi indovinare… - disse ad un tratto il Fumo arricciandosi con un’improvvisa consapevolezza - …Lei non fuma!
-          Esatto! E’ una Non-Fumatrice! I Non-Fumatori non possono capire, non provano neanche a capire.
-       Ora però sono io che non capisco… perché ora ha ricominciato? E poi guarda che faccia… corrucciata, preoccupata…
-          …e che occhiaie… Sono davvero curiosa, cosa potrà essere successo? – domandò la Sigaretta, più a se stessa che al Fumo.
In quel momento Lui si alzò dal divano, aggirò il basso tavolino di vetro posto al centro del tappeto e si diresse verso la finestra.
-          Oh accidenti! – mormorò il Fumo.
L’uomo aprì la finestra e mulinò le braccia attorno a sé per accelerare il ricambio d’aria. Il Fumo però, dopo anni di intensa attività, conosceva tutti i trucchi: si insinuò tra le pieghe delle tende, aderì alla tappezzeria e si aggrappò energicamente al rivestimento del divano.
-          Qualcosa mi dice che Lei sta per arrivare – suggerì la Sigaretta bruciando maliziosa.
Dopo pochi istanti il silenzio fu rotto dal suono di una chiave che girava nella serratura, uno scatto, due e Lei entrò. Ferma sulla soglia, fiutò l’aria.
<< Hai fumato?!>> chiese a bruciapelo senza neppure salutare.
Lui non rispose, abbandonò la sigaretta fumata a metà sul posacenere e si parò davanti a lei.
<< Che mi dovevi dire? >> domandò senza preamboli.
-       Che brutta aria che tira qui… - osservò la Sigaretta mentre consumava, abbandonata sul posacenere.
-        Sì, lo so. Scusa… è che il mentolo proprio non lo digerisco – cercò di giustificarsi il Fumo.
-      Non mi riferivo a te, ma a quei due! Se ben mi ricordo andavano d’amore e d’accordo. Non riesco proprio a spiegarmi questo cambiamento!
<< E’ a proposito del bambino >>
<< Che succede? C’è qualche problema? Qualcosa che non va? Stai forse male? >> chiese Lui terrorizzato, muovendosi verso di lei rapido e concitato.
<< No.. niente del genere…>> rispose Lei
-        Esita! Perché esita?! – chiese la Sigaretta, irritata dal fatto che si stava rapidamente consumando – Dannazione.
Lei prese un respiro profondo, chiuse gli occhi un attimo, poi alzò lo sguardo verso di Lui e si risolse a parlare.
<< Non sono sicura che il bambino sia tuo >> disse infine con un filo di voce.
Lui la fissò incredulo, sconcertato.
-          Accidenti! Che brutto colpo! – esclamò il Fumo.
-          Non ci posso credere! – strepitò la Sigaretta.
<< Ho fatto fare il test per la paternità >> proseguì Lei incurante del silenzio attonito del marito << Ho avuto oggi i risultati, ma non ho ancora trovato il coraggio di aprire la busta. Vuoi aprirla con me? >>
Lui annuì, una sola volta, sempre con gli occhi sgranati, senza emettere un solo suono. Lei estrasse una grossa busta gialla dalla borsa che portava appesa al braccio, lo guardò senza riuscire a intercettare il suo sguardo, poi posò gli occhi sulla busta. Cominciò lentamente ad aprire l’adesivo sul bordo, quindi estrasse il foglio.
  In quel momento la Sigaretta si spense, maledicendosi di non poter durare più a lungo, e un’improvvisa corrente spazzò fuori dalla stanza gli ultimi residui di Fumo.

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Questo racconto è contenuto nel volume "Hai da accendere?", antologia tematica, edita da Giulio Perrone Editore.
Potete trovarla su:
http://perronelab.it/
 http://www.libreriauniversitaria.it/hai-accendere-lab/libro/9788863160345 
http://www.amazon.it/Hai-da-accendere/dp/8863160341/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1339341365&sr=8-1 

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    In questa pagina aggiungerò alcuni racconti che ho scritto. Buona lettura!

    In this page I'm going to add some short stories that I wrote. My English is not good enough to enable me to translate them in a short time, but I plan to ask for some help soon. Be patient!

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    Giugno 2012

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