Per i lettori: ecco il capitolo 9! Questo è un capitolo importante per me, quindi ci terrei davvero a conoscere le vostre opinioni. Buona Lettura!


Pling! Le porte dell’ascensore scomparvero a lato delle pareti e lasciarono scorgere un lungo e ampio corridoio. Sara uscì dall’ascensore e si avviò verso l’unica porta, esattamente di fronte a lei. Le sue scarpe sportive calpestavano pesantemente un tappeto dall’aria lussuosa e i suoi occhi evitavano di vagare sulle pareti decorate con arazzi elaborati e drappi di velluto vermiglio. Il pensiero di Sara era rivolto all’insignificante omuncolo che si trovava al di là di quella porta e che aveva il potere di decidere delle sorti del mondo magico. Giunta alla fine del corridoio, la donna spinse la porta di mogano finemente intagliato e si trovò in un’anticamera ampia e luminosa. Di fronte a lei c’era un’ulteriore porta, sulla sinistra c’erano una serie di poltroncine allineate al muro, mentre a destra era posizionata una scrivania dall’aria semplice, se paragonata a tutto quello sfarzo. Dietro la scrivania stava un giovane con i capelli rossi e le lentiggini.  

Percy Weasley alzò lo sguardo verso la donna e Sara si chiese ancora come quel ragazzo dall’aria astiosa potesse essere il figlio di una persona gentile come Arthur Weasley. Sara aveva avuto a che fare poche volte sia col padre che col figlio, ma la differenza era stata subito evidente.

-          Si? – domandò noncurante il ragazzo.

-          Devo vedere il Ministro – rispose altrettanto asciutta Sara.

-          Ha un appuntamento?

-          No, ma è una cosa importante – replicò la donna cercando di non far trasparire l’urgenza dalla voce.

-          Vedo se posso fare qualcosa – disse Weasley con aria di sufficienza.

Mentre Percy si alzava e si dirigeva impettito verso la porta dell’ufficio del Ministro, Sara non poté fare a meno di immaginarlo inciampare nel tappeto che, dal corridoio, si estendeva a coprire completamente il pavimento. Il ragazzo tornò dopo poco, senza inciampare e annunciando con il solito tono pomposo che Caramell acconsentiva a riceverla.

Troppa grazia.

Sara immaginava che Caramell fosse piuttosto preoccupato, le sue visite non portavano mai notizie positive per la sua carriera di Ministro, e lo sguardo accigliato che la accolse quando varcò la porta confermò i suoi sospetti.

-          A cosa devo questo onore? – domandò Caramell facendole cenno di sedere di fronte a lui. Caramell sapeva di avere di fronte una persona che poteva metterlo in seria difficoltà e fu meno ostile del suo zelante assistente.

-          Devo parlarle di una cosa veramente importante. Il mio capo l’ha informata che mi occupo del caso Black? – disse Sara senza preamboli.

-          Sì, i suoi superiori mi avevano accennato – rispose il Ministro con una smorfia non particolarmente incoraggiante.

-          Bene. Ho visto dai registri della prigione che lei è stato ad Azkaban poco prima della fuga di Black. Per ragioni che ora sarebbe troppo lungo spiegarle ho assolutamente bisogno di sapere se lei ricorda qualcosa di insolito in quella visita. Qualunque dettaglio potrebbe essere importante.

Seduta sulla punta della sedia Sara trattenne il fiato mentre aspettava una reazione da parte di Caramell. Il Ministro spalancò gli occhi per un istante e la sua bocca si dischiuse in un’esclamazione muta. Sara si sporse dalla sedia verso la scrivania come per incalzarlo a parlare e, dopo qualche istante, il Ministro sembrò ritrovare la voce.

-          Sì – iniziò titubante – Ricordo perfettamente quella visita. Ero andato per la solita ispezione semestrale. Allora non ero ancora Ministro.

Caramell parlava a scatti e aveva un tono che Sara non gli aveva mai sentito. Per la prima volta da che lo conosceva, la donna ebbe l’impressione che Caramell trovasse la sua sedia scomoda come se fosse coperta di spine e che avrebbe preferito fare qualunque cosa tranne il Primo Ministro.

-          Durante le ispezioni dovevamo, come ultima cosa, fare visita ai detenuti. Camminavo davanti alle celle e non vedevo altro che visi persi nel vuoto. Le uniche parole che sentivo erano borbottii indistinti o discorsi deliranti. Per questo Black mi aveva colpito così tanto.

Sara pendeva letteralmente dalle sue labbra. Il Ministro era pur sempre la persona che aveva visto più recentemente Sirius e lei bramava informazioni come un assetato nel deserto.

-          Quando arrivai davanti alla sua cella lo trovai seduto sulla branda con lo sguardo rivolto verso le sbarre della piccola finestra. Gli rivolsi qualche parola e lui mi rispose con assoluta lucidità, come se per lui tutti quei Dissennatori fuori dalla cella non avessero alcun effetto. Alla fine della visita mi chiese se potevo lasciargli il giornale. Disse che gli mancavano i cruciverba.

Sara chiuse gli occhi e si sforzò di controllare ogni cellula del suo viso per trattenere un sorrisetto. Tipico di Sirius fare del sarcasmo nelle situazioni peggiori.

-          Così gli ho lasciato la Gazzetta del Profeta. Dopo quella giornata non avevo nessuna voglia di leggere il giornale.

-          Non ricorda nient’altro? Niente di strano, di insolito, di diverso dalle volte precedenti? – chiese Sara sperando in altri particolari.

-          No, mi dispiace. Questo è tutto – rispose il Ministro togliendosi gli occhiali da lettura e appoggiandoli alla scrivania.

Sara si appoggiò allo schienale della sedia e fissò lo sguardo nel vuoto. Sentiva un’idea, un’intuizione geniale appostata in un angolo del suo cervello e stava cercando di farle superare la timidezza per manifestarsi in tutto il suo splendore.

C’era qualcosa di terribilmente importante che le sfuggiva, un dettaglio, qualcosa… doveva esserci qualcosa, era la sua ultima speranza.

-          Si sente bene? – chiese Caramell, che nel frattempo aveva recuperato il suo tono d’ordinanza.

-          Ma certo! - esclamò Sara balzando in piedi – Ma certo! Il giornale! Mi dica, era di quel giorno? O era precedente?

-          No, era di quel giorno – rispose il Ministro – Ma non capisco che cosa c’entri.

-          Grazie! – esclamò Sara uscendo di corsa dall’ufficio senza rispondere – Grazie mille dell’aiuto!

Come aveva fatto a non capirlo immediatamente? Il giornale era stata la molla. Doveva essere così. Sara superò come un fulmine Percy Weasley senza degnarlo di uno sguardo, corse lungo il corridoio, ignorò l’ascensore e percorse le scale più in fretta possibile.

Quando entrò nel suo ufficio trovò Frank che sbocconcellava un tramezzino accanto alla scrivania.

-          Forse ci siamo! – esclamò eccitatissima Sara.

-          Davvero? Cosa hai scoperto? – domandò Frank esaltato come un bambino.

-          Ascoltami. Ascoltami senza interrompermi – iniziò Sara passeggiando su e giù per la stanza – Caramell quel giorno era andato a fare un’ispezione. Quando è andato a visitare i detenuti ha parlato con Black e gli ha lasciato il giornale. Capisci? Il giornale!

-          Hem… mi dispiace ma no, non capisco… – rispose Frank aggrottando le sopraciglia.

-          Deve essere stato il giornale a far scattare quella molla di cui parlavamo – strillò Sara alzando le mani al cielo. Quindi si sedette e proseguì con più calma – Abbiamo detto che, se è evaso dopo tredici anni e non subito, qualcosa deve averlo turbato, spaventato, deve aver avuto una spinta, un impulso. Era un sorvegliato speciale, stava in isolamento. L’unico contatto con l’esterno che ha avuto è stato quel giornale! Deve aver letto qualcosa lì dentro, qualcosa che lo ha spinto ad evadere.

-          Credi che sia possibile? – chiese Parker incredulo.

-          Lo spero più che altro. È l’ultimo appiglio che abbiamo.

-          Non dimenticare la riesumazione. Mentre non c’eri hanno portato l’autorizzazione – la informò Parker sventolando un plico di moduli.

-          Calma, una cosa per volta. Prima la riesumazione, finché è giorno e c’è luce. Mentre organizzo la cosa tu vai all’archivio della Gazzetta del Profeta e procurati una copia del giornale di quel giorno.

Frank si alzò senza perdere un attimo e uscì dall’ufficio. Sara prese un respiro profondo e chiuse gli occhi, quindi sollevò la cornetta del telefono collegato alla linea interna.   

-          Andrew, sono Sara. Mi servono due uomini per una riesumazione... Sì, hai capito bene, una riesumazione… Adesso… No, forse non sono stata chiara. Mi servono ora, partiamo tra mezz’ora…. Ti consiglio di fare qualcosa di più del tuo meglio.

Il click della cornetta che si riagganciava risuonò nel silenzio dell’ufficio. Sara si passò le dita tra i capelli e si appoggiò allo schienale della sedia con i gomiti abbandonati sui braccioli. Che giornata. E non era ancora finita.

Sara sperava ardentemente di trovare qualcosa, o nel giornale o sul dito di Minus o, ancora meglio, su tutti e due. Era l’ultima spiaggia, l’ultimo briciolo di speranza. Nessun caso era mai stato cosi difficile. Non solo non aveva informazioni, non solo la scena del crimine non esisteva più, ma doveva anche fingere di essere totalmente estranea alla cosa, di non aver mai conosciuto Sirius Black, di non aver avuto una storia con lui, di non essere stata sul punto di mollare ogni cosa quando l’avevano accusato dell’assassinio di quelle persone.

Quella storia la toccava più profondamente di quanto chiunque immaginasse. Lei stessa dopo tutti quegli anni non avrebbe creduto di soffrire ancora così tanto, ciò nonostante la ferita era ancora aperta e sanguinante per giunta. Quando tutto era iniziato nessuno avrebbe creduto che sarebbe finita così, nessuno poteva prevedere… Né lei, né Sirius.

Sara aveva rivissuto ogni istante di quei due anni nella memoria, centinaia e centinaia di volte, i momenti belli e quelli brutti e tutto quello che era stato dopo. Ricordava tutto con precisione quasi psicotica.

Il giorno del matrimonio di Lily e James, Sara si era alzata presto, prima delle sei. Hogwarts dormiva ancora profondamente e non si sentiva alcun suono. Sara si alzò dal letto e si vestì con un paio di jeans e una maglietta presa a caso dal mucchio nel suo baule. Aveva preparato la sera prima una sacca da portare a Londra con alcune cose che le sarebbero servite. Una volta pronta raccolse le sue cose e uscì silenziosamente.

Faceva uno strano effetto camminare per i corridoi di Hogwarts con quel silenzio, la Sala Grande, quando Sara entrò, era ancora più strana, completamente deserta. La tavola di Grifondoro era apparecchiata per due. La ragazza si guardò intorno ma non c’era nessuno in vista, si sedette e attese davanti al piatto vuoto che qualcosa accadesse.

Dopo qualche istante sulla porta comparve il Professor Silente.

-          Buon giorno professor Silente – salutò Sara alzandosi in piedi.

-          Comoda, comoda. Buon giorno! Non ha appetito? – chiese il professore indicando la tavola improvvisamente imbandita, che Sara ignorava.

La ragazza si voltò di scatto e vide che i piatti davanti a lei si erano riempiti. Titubante per la presenza del Preside, Sara si servì di toast imburrati e di caffè. Silente si sedette di fronte alla ragazza e si servì un toast al formaggio che spalmò di marmellata.

-          Era moltissimo tempo che non sedevo a questo tavolo. Devo dire che da qui la prospettiva è del tutto diversa – esordì Silente guardandosi intorno mentre addentava un angolo del toast.

Sara non sapeva cosa rispondere. Non aveva mai parlato con il Preside a quattr’occhi, a dire la verità non aveva mai parlato con il Preside direttamente, né era mai stata sola con lui. Non poteva fare a meno di domandarsi cosa facesse lì a quell’ora del mattino. Probabilmente quella domanda doveva averla impressa in volto, perché dopo qualche istante Silente proseguì:

-          Immagino che si chieda come mai sono qui. Sono stato invitato anch’io al matrimonio, quindi temo che dovrà sopportarmi fino a Londra.

A quella rivelazione Sara parve ritrovare la voce e rispose con un sorriso:

-          Sarà un piacere viaggiare con Lei.

-          In realtà – disse ancora Silente – anche la professoressa McGrannitt è stata invitata, ma qualcuno deve restare a controllare la scuola quindi ho fatto valere il mio diritto di anzianità.

La colazione fu consumata abbastanza rapidamente e, quando entrambi furono sazi, Silente guidò Sara all’esterno. Il cielo su Hogwarts era limpido e il sole cominciava a riscaldare i prati e il lago. La ragazza stava appunto per domandarsi come avrebbero raggiunto Londra, quando il Preside indicò una carrozza di quelle che conducevano gli studenti alla scuola dal treno il primo giorno dell’anno scolastico.

-          Dopo di lei – la invitò Silente aprendo lo sportello.

Sara si arrampicò sulla scaletta e prese posto in un angolo. Non appena anche il Preside si fu sistemato, la carrozza partì da sola lungo il vialetto in direzione del cancello. Man mano che si avvicinava alla cancellata chiusa acquistava sempre più velocità, tanto che Sara iniziò a temere che sarebbero usciti sfondando il cancello. Quando stavano per scontrarsi, la carrozza si sollevò da terra e prese quota nel cielo azzurro. Questo improvviso cambiamento colse Sara così di sorpresa che emise un grido strozzato.

Silente la guardò divertito, poi spiegò:

-          Thestrals.

-          So… sono Thestrals che trainano le carrozze? – chiese Sara incredula, riavendosi dallo spavento.

-          Sì, conosce queste creature? Sono straordinarie, estremamente mansuete se si sanno prendere per il verso giusto.

La ragazza non trovò nulla da replicare, così prese a guardare fuori dal finestrino il paesaggio che scorreva rapido sotto di loro. Quando si voltò verso il Preside vide che l’uomo aveva appoggiato la testa di lato e si era assopito o almeno così sembrava.

Il viaggio fu più rapido di quanto Sara si aspettasse, aveva portato con sé un romanzo da leggere nell’attesa ma il paesaggio era molto più interessante e i suoi pensieri la tennero occupata fino all’arrivo. Non sapeva che cosa aspettarsi da questa giornata, sperava solo di riuscire a evitare Sirius Black il più possibile. Non aveva nessuna intenzione di rovinare alla sua amica quello che doveva essere il giorno più bello della sua vita.

L’idea che Lily si sposasse la rattristava un po’, significava la fine di un periodo in cui potevano permettersi di essere frivole e spensierate, significava che Lily stava passando nel mondo degli adulti e Sara non sapeva se sarebbe stata ammessa a far parte di questo mondo nuovo.

La carrozza atterrò leggera in un vicolo e Silente si ridestò con l’aria fresca e riposata come se avesse riposato tra coltri di seta.

-          Ah bene! Siamo arrivati! – annunciò stiracchiandosi – Allora signorina White, qui le nostre strade si dividono, dico bene? So che la signorina Evans ha prenotato per lei una stanza d’albergo. Ci rivediamo qui domattina alle otto in punto. Passi una buona giornata e si diverta!

Sara e Silente si divisero all’imbocco del vicolo. Silente fermò un taxi e si allontanò alla volta della chiesa. Che strano effetto faceva vederlo su un mezzo così evidentemente babbano!

Prima di incamminarsi Sara respirò per un attimo lo smog di Londra, in qualche modo quella città era la sua casa e le piaceva tornarci di tanto in tanto. Come rispondendo ad un comando, svoltò a destra e prese a camminare rapidamente. Prima di andare in chiesa doveva passare al negozio di abiti da cerimonia.

Quando varcò la soglia Mary Jane, la commessa, le corse in contro.

-          Buon giorno! Ben arrivata! Il vestito è già pronto nel camerino – strillò indicando una tenda alla sua destra.

-          La ringrazio – replicò Sara un po’ spaesata da quell’accoglienza.

Scortata dalla commessa, la ragazza si diresse verso il camerino. Lì trovò il vestito avvolto in una elegante busta di stoffa bianca. Fece scorrere la cerniera ed eccolo lì, bellissimo ed elegante più di quanto non ricordasse. Si spogliò rapidamente e raccolse i suoi abiti nella sacca, quindi indossò le scarpe e  il vestito con la massima cautela. Quando fu pronta si voltò verso lo specchio. L’immagine che ne ebbe indietro non le apparteneva, non si era mai vista così. I miracoli che poteva fare un po’ di stoffa ben confezionata!

Accostandosi allo specchio la ragazza si truccò in modo leggero: un velo di ombretto, una riga nera per dare profondità agli occhi e il suo rossetto preferito.

Mary Jane la attendeva subito dietro la tenda e, quando la vide, diede in esclamazioni di ammirazione e giubilo. In effetti anche Sara era soddisfatta del risultato. Prima di avviarsi al bancone diede un’ultima occhiata allo specchio: il vestito cadeva perfettamente, con i drappeggi giusti nei punti giusti, la stola copriva le spalle come un velo, la scollatura non era eccessiva e, per finire, i tacchi la slanciavano parecchio. Distogliendo lo sguardo dalla sua immagine, Sara diede un’occhiata all’orologio d’acciaio che portava al polso sinistro. Si stava facendo tardi.

Mary Jane la attendeva dietro il bancone. Quando la ragazza si accostò per saldare il conto le porse una scatola argentata.

-          Questa è un omaggio della ditta – spiegò la commessa.

La ragazza aprì la scatola e vi trovò una piccola borsetta, con la tracolla a catenella, esattamente della stessa tinta dell’abito.

-          E’ troppo non posso accettare! – esclamò Sara.

Cercò di protestare, ma con così poca convinzione che pochi istanti dopo era in strada, con i suoi vecchi vestiti nella sacca, la nuova borsetta appesa alla spalla e il portafogli alleggerito di un bel po’ di quattrini.

Sara guardò nuovamente l’orologio. Poteva farcela, ma non a piedi e non sui tacchi. La chiesa distava pochi isolati ma la ragazza decise di fermare un taxi e farsi accompagnare. Per il matrimonio di Lily non avrebbe badato a spese.

Quando l’auto si fermò, davanti alla chiesa c’era già un certo fermento, anche se gli invitati non erano molti a quanto aveva detto Lily. Sara vide parecchie persone che conosceva di vista come studenti di Hogwarts, ma vide anche persone che non conosceva. Dall’altro lato della strada le parve perfino di scorgere Severus Piton, ma quando si voltò per guardare meglio non c’era nessuno. Probabilmente doveva averlo immaginato. James Potter non avrebbe mai e poi mai invitato Mocciosus al suo matrimonio.

Sara si affrettò a salire la scalinata, c’era una fioriera molto interessante al lato della porta. La ragazza la esaminò per un attimo poi, con indifferenza ma stando attenta che nessuno la notasse, ci fece scivolare dentro la sacca. Non voleva andare in chiesa con quella. Depositato il bagaglio varcò il portone laterale di sinistra e prese a guardarsi intorno alla ricerca di visi noti.

Mentre muoveva qualche passo verso la navata centrale, due ragazze che riconobbe essere compagne di scuola di Lily, la oltrepassarono e Sara colse uno stralcio di conversazione:

-          L’hai visto? – diceva una in un sussurro cospiratore.

-          Si – rispose l’altra languidamente – E’ ancora meglio di quando andavamo a scuola.

-          Il testimone più affascinante che abbia mai visto – replicò l’altra ridacchiando.

-          Già, e avremo tutto il ricevimento per passare all’attacco.

Sara le guardò allontanarsi provando una punta di fastidio che non riuscì a spiegarsi del tutto. Che razza di discorsi da fare in quel momento, ma dopotutto non era la prima volta che le capitava di sentir parlare di Sirius in quei termini, come se fosse una preda di una battuta di caccia.

Sara diede un’occhiata tra i banchi e ne individuò uno vuoto, accanto ad una colonna. Si diresse da quella parte e si sistemò nel punto più defilato. Mentre il suo sguardo passava sugli invitati, la ragazza si sorprese a cercare proprio il testimone dello sposo. Lo individuò esattamente dalla parte opposta della chiesa, che parlava con James.

Ad un tratto Sirius guardò nella sua direzione e i loro sguardi si incrociarono per un istante. Il ragazzo fece un cenno di saluto e lo stomaco di Sara fece un sobbalzo strano e lei pensò che, in effetti, non era affatto male. Sollevò appena una mano per ricambiare il saluto e Sirius tornò a voltarsi verso James. Poteva aver ragione Lily, forse si sbagliava sul conto di Sirius Black. Magari, conoscendolo meglio, non sarebbe stato così insopportabile. Quasi immediatamente si diede della stupida per aver pensato una cosa del genere, ma la sua mente fu sollevata da ulteriori riflessioni grazie all’arrivo della sposa.

Lily era bellissima e James era raggiante. Sara non l’aveva mai visto così felice, sembrava del tutto diverso dalla persona che aveva conosciuto a Hogwarts. Lo sguardo della ragazza finiva più spesso di quanto non avrebbe voluto sul ragazzo alla destra dello sposo. Anche Sirius sembrava in qualche modo diverso, più adulto, più uomo.

La cerimonia filò via liscia e rapida, nessuno obiettò a quell’unione e, al termine della messa, gli invitati sciamarono all’esterno per le foto di gruppo. Sara fu tra le ultime ad uscire. In un momento di tregua dal fotografo, si avvicinò a Lily e la salutò con un abbraccio.

-          Allora ce l’hai fatta! Sei splendida! – esclamò la sposina.

-          Grazie! Anche tu non sei niente male con questo vestito. Allora, come ci si sente da sposati? – chiese Sara curiosa.

-          Felici come non mai! – fece in tempo a rispondere Lily, prima di essere nuovamente trascinata via dal fotografo.

In quel momento Sara avvertì una mano sulla spalla, si voltò e vide il volto aperto e solare di Remus Lupin che le sorrideva.

-          Ciao Remus! – salutò con calore.

-          Ciao Sara! E’ andato bene il viaggio? – chiese il ragazzo prendendola sotto braccio e accompagnandola verso l’uscita.

-          Sì, benissimo. Come stai? È parecchio che non ci vediamo.

-          Tutto bene, grazie. Hai già un mezzo per andare al ricevimento? – si informò Remus.

-          Non ancora, pensavo di prendere un taxi – rispose la ragazza.

-          Ma no! Perché non vieni in macchina con noi? Siamo solo io, Peter e Sirius – suggerì lui.

-          Hem… il mio programma per la giornata sarebbe evitare il più possibile il testimone dello sposo. Non vorrei trasformare il ricevimento in un talk show.

-          Sara, non potete continuare ad evitarvi. Perché semplicemente provate a non punzecchiarvi continuamente?

Sara sospirò e si guardò intorno. I suoi occhi raggiunsero la figura di Sirius come se fossero stati attratti da una calamita. Lui era in cima alla scalinata, allegro e sorridente, non sembrava affatto il ragazzo astioso che coglieva sempre ogni pretesto per litigare con lei. Il fotografo stava immortalando l’abbraccio amichevole tra lui e James. La ragazza chiuse gli occhi e si voltò di nuovo verso Remus.

-          D’accordo – acconsentì riaprendo gli occhi – ci posso provare. Ma ci riuscirò solo se il signor Black deciderà di collaborare.

Remus sorrise sollevato e rispose:

-          Per questo non credo ci saranno problemi, almeno per oggi.

Detto questo la lasciò per un attimo con le sue preoccupazioni mentre andava a recuperare l’auto. Quando tornò con la sua vecchia vettura malconcia, anche Peter e Sirius si avvicinarono. Peter si limitò a un timido cenno di saluto, mentre Sirius la fissò un attimo con sospetto prima di voltarsi verso Remus e fulminarlo con lo sguardo.

-          Buon giorno, signor Black! – salutò Sara con un sorriso che sperò che risultasse conciliante. Era meglio cominciare con il piede giusto.

-          Buon giorno, signorina White – rispose lui osservandola con stupore.

-          Allora, si va? – domandò Remus mettendosi alla guida.

-          Sì, io devo stare davanti altrimenti soffro – disse Peter prendendo posto accanto all’autista prima che qualcuno potesse protestare.

Prima di salire sull’auto Sara schizzò a prendere la borsa che aveva nascosto nella fioriera, quindi si sedette dietro Remus e Sirius prese posto accanto a lei. Si guardarono per un attimo, senza dire nulla, come supplicandosi con gli occhi di tacere per non complicare le cose. Poi, quando Remus partì, si voltarono da parti opposte e così rimasero per tutto il tragitto fino al ristorante.

*^*^*^*^*

-          Niente, non riusciamo a scoprire niente – stava dicendo Tonks davanti a un caffè bollente nella cucina di Grimmauld Place.

-          Sanno sempre tutto di tutti al Ministero – rispose James – Possibile che non si sappia assolutamente nulla di quello che la White sta facendo? – esclamò con una certa frustrazione.

-          E’ brava a svolgere il suo lavoro quanto è brava a nasconderlo – intervenne Kingsley con la sua voce calma e profonda - Le uniche persone che possono sapere qualcosa sono i suoi collaboratori più stretti, ma non è affatto facile avvicinarli senza destare sospetti. Sono stati addestrati molto bene.

-          Chi sono questi collaboratori? – domandò Sirius, intervenendo per la prima volta nella conversazione.

Tonks e Kingsely avevano ricevuto dall’Ordine il compito di tenere d’occhio Sara, di cercare di capire a che punto fossero le indagini e che cosa avesse scoperto. A Sirius sembrava del tutto assurdo che qualcuno dovesse controllare Sara, come se fosse una spia o un pericolo, ma Silente aveva insistito, non avevano idea di cosa avrebbe potuto scoprire, né sapevano da che parte stesse, quindi era meglio prendere le dovute precauzioni. A quanto sembrava però non era così semplice.

-          I collaboratori di Sara sono Roger Klyne, Olga Vucavich e Frank Parker – cominciò a spiegare Kingsley - Klyne e Vucavich lavorano con la White da quattro anni. Facevano parte del gruppo di reclute affidate a Sara e, terminato il periodo di prova, sono rimasti con lei.

-          A dire il vero – lo corresse Ninfadora – credo che sia stata lei a sceglierli per far parte della sua squadra, era stata sommersa di richieste.

-          Sì, può essere – confermò l’Auror, lievemente seccato per l’interruzione.

-          Invece Frank Parker? – chiese Lily, interessata.

-          Frank Parker – riprese Tonks – lavora con Sara da più tempo. Sono poco più di otto anni. E’ stato la prima recluta affidata alla White, quando era Auror Guida, e da allora hanno sempre lavorato insieme. E’ stato la prima persona che ha scelto quando ha formato la sua squadra.

-          Sembra che attualmente nelle indagini su Sirius sia coinvolto solo Parker – interloquì Kingsley – Vucavich e Klyne continuano a lavorare agli altri casi.

-          Probabilmente Sara ha ritenuto che coinvolgere meno persone possibili fosse il modo migliore per evitare fughe di notizie di qualunque tipo – suggerì Lupin.

-          A questo punto mi domando per quale motivo non se ne sia occupata da sola – chiese James.

-          Quando ho lavorato con lei – replicò Tonks – mi ricordo che mi aveva detto che lavora meglio con un interlocutore. Parlare in due delle cose aiuta a vedere dettagli che da soli non si riuscirebbero a distinguere. Diceva così.

Sirius si lasciò sfuggire un mezzo sorriso. Quelle teorie erano tipiche di Sara. Gli aveva detto una cosa simile una volta in cui l’aveva coinvolto in un ripasso prima degli esami. Quando lui aveva protestato che gli esami li aveva già sostenuti una volta, lei gli aveva detto che con un interlocutore sarebbe riuscita a ripassare meglio e più in fretta.

Era incredibile come Sirius ricordasse ogni dettaglio di quei due anni passati con Sara, era quasi maniacale. Ricordava in modo particolare i momenti più importanti, quelli che avevano segnato una svolta, come il matrimonio di Lily e James.    

La cerimonia aveva assorbito completamente i suoi pensieri, facendogli scordare la presenza di Sara. Solo al momento di partire alla volta del locale che era stato affittato per i festeggiamenti, i pensieri di Sirius erano tornati alla ragazza. Scendendo la scalinata della chiesa, la vide confabulare con Remus e avvicinarsi alla sua auto. Quando arrivò accanto alla macchina comprese che Sara sarebbe andata con loro e lanciò un’occhiataccia a Remus: una cosa era cercare di non litigare con Sara, un’altra cosa era invece cercare di non litigare con Sara passando la giornata gomito a gomito con lei.

Mentre stavano per salire, la ragazza esclamò:

-          Un momento! Che idiota, stavo per dimenticarmene – e fuggì di corsa verso la chiesa.

-          Che ragazza strana – commentò Peter.

-          Era assolutamente necessario che venisse con noi? – chiese Sirius a denti stretti.

-          Non aveva un mezzo, volevi che la lasciassi andare in taxi? – replicò Remus, mentre Sara ritornava con una strana sacca in mano.

-          No, certo che no, ma non c’era proprio nessun’altro che la potesse accompagnare?

Remus pose fine alla conversazione con un’occhiata, mentre Sara arrivava di corsa. Sirius salì in auto dietro a Peter e, dall’interno dell’auto, sentì Remus che chiedeva:

-          Da dove viene questa?

-          Remus, non crederai davvero che sia venuta da Hogwarts vestita così – rispose Sara riponendo la sacca nel bagagliaio.

Quindi la ragazza si sedette accanto a Sirius e lo guardò per un momento. Sirius avrebbe voluto dire qualcosa, ma non gli venne in mente nulla, così si voltò verso il finestrino e rimase in silenzio per tutto il tragitto. Remus fece qualche timido tentativo di conversazione, ma quando non ottenne che qualche monosillabo di risposta, decise di lasciar perdere.

Il locale era in una splendida località di campagna, appena fuori Londra, il ristorante occupava il primo piano di una villa d’epoca ed era circondato da un immenso parco. Lily e James avevano dato fondo ai loro risparmi per quella cerimonia e anche i signori Potter avevano dato un discreto contributo. Se la cerimonia era stata tipicamente Babbana, la festa si preannunciava esattamente l’opposto. Un mago in livrea controllava il cancello d’ingresso e spruzzava scintille argentate dalla bacchetta per indicare agli ospiti lo spiazzo per il parcheggio. Uno scintillio dorato segnava il sentiero pedonale che portava dal cancello all’ingresso della villa.

I quattro occupanti dell’auto scesero nel parcheggio e si guardarono intorno ammirati.

-          Però, gli sposini hanno deciso di esagerare! – esclamò Sirius.

-          Sì, hanno fatto davvero le cose in grande – convenne Remus.

-          Volete stare lì impalati tutto il tempo o pensate di andare a festeggiare? – chiese Sara indicando il vialetto.

-          Direi che potremmo andare a festeggiare – replicò Sirius affiancandosi a Sara e porgendole il braccio.

Lei lo guardò stupita, ma poi accettò il braccio e si avviò con Sirius lungo il vialetto. Sirius si disse che quello poteva essere un buon modo per iniziare la giornata, in fondo non era male comportarsi civilmente anziché azzuffarsi in continuazione.

Il pranzo si svolse senza eccessive complicazioni, i camerieri volteggiavano tra gli invitati servendo le bevande, mentre le portate comparivano direttamente nei piatti disposti sui tavoli. Sirius era seduto accanto agli sposi con Remus e Peter, Sara invece era a poca distanza da Lily assieme alle damigelle. Di tanto in tanto gli occhi del ragazzo vagavano verso l’altro lato del tavolo e si soffermavano sulla figura di Sara; questo in effetti accadeva più spesso di quanto lui stesso avesse voluto tanto che Remus, alla fine della terza portata gli domandò:

-          Tutto bene amico?

-          Sì… certo… perché? – rispose Sirius lievemente disorientato ma mantenendo lo sguardo su Sara.

-          Mi sembri distratto, tutto qui. Qualcosa non va? – chiese ancora Remus.

-          No – replicò Sirius sorridendo e voltandosi verso Lupin – tutto a posto.

Al termine del pranzo la festa proseguì con il taglio della torta nel parco, quindi gli sposi aprirono le danze sulla musica di un quartetto. Quando scese la sera, nel parco si accesero luci colorate provenienti dai cespugli e dagli alberi, i camerieri portarono sulla grande terrazza candelabri splendenti, gli ospiti presero posto ai tavolini disposti a sostituire il tavolo da pranzo intorno alla pista da ballo e venne allestito un bar lungo la parete.

Non appena era iniziata la musica Sirius era stato attorniato dalle invitate, compagne di scuola di Lily, amiche, le damigelle. Era lusinghiero ottenere tanta attenzione, ma dopo aver ballato con quattro ragazze diverse, di cui non riusciva nemmeno a ricordare il nome, si rese conto che non gliene importava più di tanto. Mentre danzava con una certa Brit, i suoi occhi cominciarono a vagare per la sala alla ricerca di Sara.

Al termine della canzone non l’aveva ancora individuata e una certa inquietudine cominciò a insinuarsi nei suoi pensieri. Che se ne fosse andata?

Ad un tratto si bloccò. Ma come? A lui cosa importava di quello che faceva Sara White?

Cambiò repentinamente direzione e si diresse verso il bar dove aveva scorto Remus e Peter. Quando li raggiunse ordinò un drink al cameriere e si appoggiò al tavolo accanto a loro.

-          Come procede, fatto conquiste? – domandò agli amici.

-          Mai quanto te! – scherzò Remus – Hai sempre un discreto fan club che ti attornia.

-          Già… - rispose Sirius amaramente, quella situazione cominciava a stancarlo.

Sirius riprese a scandagliare la sala con lo sguardo quasi senza accorgersene. Dove poteva essersi cacciata la ragazzina? Remus lo fissò per un po’, studiando la sua espressione, poi disse:

-          Se la cerchi, l’ho vista uscire in terrazza poco fa.

Sirius si voltò verso Lupin e lo guardò intensamente domandandosi come diavolo facesse a sapere sempre quello che pensava. Lo ringraziò dell’informazione e, con il suo bicchiere in mano, si diresse verso la terrazza.

Mentre camminava verso la porta che dava sull’esterno fu bloccato da Brit che gli chiese un altro ballo, ma lui la liquidò senza troppi complimenti. Raggiunta la sua meta si fermò. La terrazza era deserta, c’era soltanto Sara appoggiata alla balaustra nell’angolo più lontano. Dava le spalle all’ingresso e di lei si scorgevano solo i lunghi capelli castani che le ricadevano sulle spalle, stava armeggiando con la borsetta e non si accorse dell’arrivo di Sirius.

Per la prima volta da che la conosceva Sirius decise che sarebbe andato a parlare con Sara, non per dirle qualche cattiveria o per prenderla in giro, ma per cercare di comunicare amichevolmente.

*^*^*^*^*

Col passare delle ore si era alzato un vento gelido che ora sferzava il viso di Sara e di Frank mentre assistevano alla riesumazione della piccola cassetta che conteneva il dito di Minus. Gli operai che erano con loro non erano stati particolarmente contenti del fuori programma, ma a Sara non importava, voleva risolvere la faccenda il più in fretta possibile. Cominciava a fare buio e le luci soffici dei lampioni del cimitero ricordavano a Sara le luci che avevano illuminato il parco della villa dove, tempo prima e in un momento molto più felice, Lily e James avevano festeggiato il loro matrimonio.

Il vento gelido che si era abbattuto su Londra, portando con sé anche nuvole spesse e nere, non riusciva a penetrare nella cucina di Grimmauld Place dove Sirius era rintanato nel solito angolo. I ricordi continuavano ad affiorare alla memoria, come un film visto e rivisto.

Erano lontani chilometri, ma i loro pensieri erano gli stessi. Entrambi ripensavano a quella terrazza, illuminata dalle candele immersa nella magia del parco. La musica filtrava leggera dalla sala da ballo creando soltanto un lieve sottofondo.

Sara era uscita per fumarsi una sigaretta, lontana dal chiasso e da tutti quegli occhi che la squadravano come per cercare di capire cosa c’entrasse lei in quel posto. La terrazza fortunatamente era deserta, la ragazza si appoggiò alla balaustra nel punto più lontano dalla porta nella speranza di non essere vista e di essere lasciata in pace. Il pacchetto di sigarette era una delle poche cose che era riuscita a fare entrare nella piccola borsetta ma ora, nonostante le ridotte dimensioni della borsa, non riusciva a trovare l’accendino e non le andava di usare la bacchetta fuori da scuola solo per accendersi una sigaretta.

Sirius era fermo sulla porta e guardandola da lontano poté apprezzare la sua figura snella e aggraziata e con le curve giuste, il vestito per di più le donava particolarmente. Sembrava molto più grande dei suoi quindici anni. Sirius si avvicinò lentamente, camminando con noncuranza, una mano lasciata casualmente nella tasca dei pantaloni. Quando arrivò accanto a lei, Sara si voltò all’improvviso sorpresa di vederlo lì. Aveva una lunga sigaretta che le pendeva dalle labbra e Sirius fu piuttosto sorpreso di apprendere che fumava.

-          Guarda, guarda – disse estraendo un accendino dalla tasca e porgendole la fiamma – Sara White che fuma…

-          Ebbene sì – rispose lei – E’ grave? – domandò poi aspirando la prima agognata boccata.

-          Non particolarmente, non puoi essere perfetta. Dovevi pur avere qualche vizietto anche tu – replicò il ragazzo appoggiandosi alla balausta accanto a lei e accendendosi a sua volta una sigaretta.

-          Sono ben lontana dalla perfezione e se il fumo fosse davvero il mio unico difetto… – replicò Sara lasciando la frase in sospeso.

-          Bé sei brava negli studi, sei un’ottima amica per Lily, sei intelligente, schietta…

-          Con te sono sempre stata molto più che schietta – ammise la ragazza – Forse a volte ho esagerato.

-          Sì, a volte. Ma spesso ti ho provocata… e probabilmente anch’io ho esagerato – confessò il ragazzo.

Sirius era sorpreso di se stesso, non sapeva dire da dove venissero quei discorsi, né perché proprio in quel momento avesse deciso di parlare a quel modo. Sara era altrettanto stupita, di sé stessa e del ragazzo che aveva di fronte. Non sembrava affatto lo stesso Sirius Black che aveva creduto di conoscere. Ma forse lei non conosceva davvero Sirius Black.

-          Che ne dici, tregua? – propose Sara titubante tendendogli una mano.

-          Tregua – rispose Sirius prendendole la mano.

Stringendosi la mano i due si guardarono negli occhi, per la prima volta senza diffidenza, senza rancore, senza avversione. Sara sentì un brivido percorrerle il braccio fino alla schiena, mentre Sirius avvertì nuovamente quella stretta allo stomaco, la stessa che aveva provato quella mattina quando l’aveva vista entrare in chiesa. Si sorrisero e poi si voltarono nuovamente verso il parco.

Terminarono la sigaretta nel silenzio quindi Sara si voltò, si scostò i capelli dal viso scrollando la testa all’indietro, facendo così ondeggiare gli orecchini d’argento.

Sirius non riusciva a sciogliere il nodo allo stomaco che si era formato, in sala il quartetto aveva attaccato una canzone lenta e romantica. Il suo raziocinio gli diceva a gran voce che aveva fatto il suo dovere, si era comportato civilmente, ma ora era il momento di congedarsi. Il suo istinto però non lo lasciava andare via da lì. Qualcosa gli diceva che se si fosse voltato e fosse andato via l’avrebbe rimpianto in futuro.

Il ragazzo studiò Sara per un momento poi si risolse a parlare:

-          Ti va di ballare? – propose titubante, temendo, per la prima volta da quando aveva cominciato a interessarsi alle ragazze, di essere respinto.

-          Ballare? – domandò incredula Sara – Ballare, io e te?

Alla ragazza sembrava assurdo che Black, Sirius Black, il ragazzo più gettonato di Hogwarts, chiedesse a lei di ballare, lei che non era altro che una normalissima Sara White.

-          Sì, ballare, io e te. Cosa c’è di così strano? – confermò Sirius, lievemente offeso da quella reazione.

Ma cosa si aspettava, d’altra parte non aveva mai fatto altro che prenderla in giro, ora non poteva pretendere che lei facesse i salti di gioia per un invito a ballare con lui.

-          Non credo che ci sia niente di strano. Anzi, accetto con piacere – rispose Sara con un ampio sorriso.

-          Bene – replicò il ragazzo sollevato - Andiamo!

Sirius prese la mano di Sara, che si lasciò guidare sulla pista da ballo senza opporre resistenza. Quando rientrarono nella villa la musica si fece più forte e avvolgente, Sirius si sistemò di fronte a Sara, pose la mano sinistra sulla schiena di lei e la mano destra in quella della ragazza.

Sara non si era mai sentita tanto in imbarazzo ma al tempo stesso non avrebbe voluto essere in nessun altro posto al mondo. Una vocina nella sua testa le diceva che non era una buona idea, lei non c’entrava nulla con Sirius Black, perché farsi delle illusioni inutili? Però la stretta allo stomaco che aveva provato quando lui le aveva chiesto di ballare non se ne era ancora andata e la costringeva a restare lì, su quella pista da ballo.

Sirius fece un passo verso la ragazza, stringendosi un po’ di più a lei. Sara era parecchio più bassa, gli arrivava appena alla spalla, lasciò la mano di Sirius e gli pose le braccia sulle spalle, attorno al collo. Mentre ballavano i loro sguardi si sfioravano appena vagando continuamente su altri dettagli, i capelli, la punta del naso, la bocca.

Sirius non ricordava di aver sentito il suo cuore battere così dall’ultima avventura con i Malandrini. Cercava di guardare Sara negli occhi, ma le sue labbra lo attraevano come una calamita. Se non fosse stato vittima di una lotta interiore tra la sua ragione e il suo istinto avrebbe ceduto molto prima, ma anche così non sapeva quanto avrebbe potuto resistere.

Sara non aveva la minima idea di cosa le stesse succedendo, le pareva di avere un volo di farfalle nello stomaco e il cuore martellava all’impazzata. Sirius la guardava talmente intensamente che lei non aveva idea di quanto avrebbe potuto resistere prima di lasciarsi andare.

Sirius si avvicinò ancora a Sara, tanto che il suo profumo gli riempì le narici. Le sue labbra erano talmente vicine che solo pochi millimetri sarebbero bastati.

In quel momento la canzone terminò e Sirius e Sara furono riportati alla realtà dagli applausi dei ballerini e degli astanti al quartetto. Sara si allontanò di un passo, ma Sirius non le diede modo di andarsene, le prese la mano e la trattenne.    

-          Scappi? – chiese il ragazzo con un sorriso.

-          No… è che… - rispose Sara confusa – Si sta facendo tardi, domattina devo partire presto per tornare a Hogwarts, è meglio che vada all’albergo.

A Hogwarts. Per un attimo Sirius aveva dimenticato che Sara sarebbe dovuta tornare a scuola.

-          Aspetta, ti accompagno – disse Sirius prima di allontanarsi a passo di carica.

Sara si guardò intorno smarrita, cosa diavolo le stava succedendo? Prima di andare doveva salutare Lily e James. I novelli sposi avevano appena terminato un ballo e ora erano seduti ad un tavolino. Mentre Sara camminava verso di loro, vide le due ragazze che aveva incrociato in chiesa squadrarla con odio. Quando si fu avvicinata Lily si alzò in piedi per accoglierla:

-          Ciao ragazzi! Io devo andare. Grazie della splendida giornata – salutò Sara.

-          Come! Te ne vai già? – esclamò Lily avvicinandosi – Ti abbiamo visto ballare con Sirius – aggiunse poi sussurrando -  Che succede?

-          Hem… poi ti racconterò – abbozzò la ragazza sorridendo imbarazzata.

Mentre le due ragazze si accordavano per tenersi in contatto e vedersi al più presto, Sirius era andato alla ricerca di Remus. Lo aveva trovato seduto a un tavolino intento a chiacchierare con una ragazza che era stata loro compagna di scuola. 

-          Amico, scusa se ti interrompo – esordì Sirius – Avrei bisogno di un favore.

Remus si alzò dalla sedia e si allontanò di qualche passo dal tavolino.

-          Ti ho visto ballare con Sara, cosa succede? – domandò Remus sorridendo.

-          Niente, non succede niente. Senti, puoi prestarmi la macchina? Te la riporto entro la serata.

-          Certo – rispose Lupin estraendo le chiavi dalla tasca – Per cosa ti serve?

-          Accompagno Sara all’albergo. A più tardi.

Sirius si allontanò prima che Remus potesse fare qualunque commento, non aveva nessuna intenzione di subire battutine in quel momento. Quando tornò nel punto in cui aveva lasciato Sara, la ragazza non c’era e per un attimo temette che se ne fosse andata, poi la vide tornare dal punto in cui si trovavano Lily e James e tirò un sospiro di sollievo.

Un sospiro di sollievo? Che diavolo gli stava succedendo?

Sara tornò facendo ticchettare i tacchi sul pavimento in marmo.

-          Ok, possiamo andare – disse la ragazza – Ma come hai intenzione di accompagnarmi?

Sirius le sorrise e le mostrò le chiavi dell’auto di Remus. I due si avviarono verso l’uscita, giunti al portone imboccarono il vialetto e presero a camminare in silenzio. Era però un silenzio diverso da quello di quella stessa mattina. Quando raggiunsero il parcheggio Sirius aprì lo sportello del passeggero e fece accomodare Sara, quindi si sistemò al posto di guida.

Mentre viaggiavano verso la città Sirius si sorprese a guidare molto più lentamente di quanto non avrebbe fatto normalmente, cercava di far durare quel tragitto il più a lungo possibile per trovare qualcosa di adeguato da dire. Qualunque cosa.

Fu Sara a toglierlo dall’imbarazzo:

-          Come mai sei venuto in macchina con Remus? – domandò – Non hai la macchina?

Sara sperava di non essere inopportuna, ma quel silenzio diventava opprimente.

-          Diciamo che non ho un mezzo adatto ad un’occasione del genere – rispose Sirius misteriosamente.

-          Sarebbe a dire? Cos’è un tappeto volante, una scopa? – cercò di indovinare Sara.

-          No, è una moto – replicò il ragazzo con orgoglio.

-          Stai scherzando? Adoro le moto! – esclamò Sara – Un mio amico Babbano è un patito di moto, ho passato un sacco di tempo nel suo garage a guardarlo trafficare con la sua.

-          Vorrà dire che ti porterò a fare un giro sulla mia un giorno di questi – propose Sirius con un sorriso.

Sara si abbandonò contro lo schienale del sedile e lasciò che il suo sguardo vagasse su Londra, che si avvicinava pian piano. Le sembrava di vivere la vita di qualcun altro. Come era possibile che quello che era successo quel giorno fosse vero? Sirius che la invitava a ballare, Sirius che la accompagnava all’albergo, Sirius che le proponeva un giro sulla sua moto. Sara sarebbe rimasta su quella macchina una vita, ma purtroppo l’albergo comparve in fondo ad una via e Sirius fermò l’auto.

Scesero entrambi, piuttosto in imbarazzo. Il giovane prese la sacca di Sara dal bagagliaio e gliela porse. Si guardarono in silenzio, cercando qualcosa da dire.

-          A dispetto delle previsioni, ho passato una bella giornata con te – esordì Sirius.

-          Anche per me è stata una bella giornata, chi l’avrebbe detto? – disse Sara sollevata che fosse stato lui a rompere il silenzio – Bé, grazie del passaggio. Ora… devo andare – proseguì indicando la porta dell’hotel.

Sirius le prese la mano e l’attirò verso di sé. Si chinò verso Sara e le diede un bacio a fior di labbra. Sara fu del tutto incapace di reagire e, quando lui si allontanò nuovamente, rimase inebetita per un momento. Sirius sorrise con quel sorriso meraviglioso e sarcastico, che Sara l’aveva visto usare tanto spesso a scuola, ma mai rivolto verso lei.

-          Ci vediamo, uno di questi giorni – propose il ragazzo.

-          Sì… perché… perché no – balbettò Sara in risposta.

La ragazza si voltò e mosse qualche passo verso l’ingresso dell’edificio, Sirius invece fece per risalire in macchina. In quel momento Sara si voltò e, prima di perdere il coraggio, disse precipitosamente:

-          Il prossimo finesettimana passeremo una giornata a Hogsmeade, se ti va puoi venire a trovarmi.

-          Perché no – acconsentì Sirius sorridendole ancora. Poi salì sull’auto e la salutò dal finestrino – Dormi bene, Sara.

-          Anche tu. 


Your comment will be posted after it is approved.


Leave a Reply.

    In questa pagina...
    In this page...

    In questa pagina ho deciso di inserire le mie fan fiction, per ora in Italiano. 

    I personaggi e le situazioni presenti nelle fanfic di questo sito sono utilizzati senza alcun fine di lucro e nel rispetto dei rispettivi proprietari e copyrights. 


    All the characters and situations in these fanfictions are used non-profitmaking and in respect of the owners and copyrights. 
    url=http://www.hpquiz.it][img]http://www.hpquiz.it/test/materie/pozioni.gif[/img][/url]

    Archives

    Settembre 2012
    Agosto 2012
    Luglio 2012
    Giugno 2012

    Categories

    All
    Black & White
    Fan Fiction
    Harry Potter