Al Quartier Generale dell’Ordine della Fenice avevano festeggiato per tutta la notte e solo al mattino Sirius aveva potuto restare da solo per pensare. I suoi amici erano stati fantastici, lo avevano festeggiato e lo avevano fatto divertire per tutta la serata, senza accennare al fatto che la sua assoluzione era ancora in discussione. Ad un certo punto però la confusione aveva iniziato a dargli fastidio così, scusandosi con tutti, si era rifugiato nella sua stanza.

Grimmauld Place si trovava su un’altura e la casa dei Black era la casa più alta e imponente dell’isolato, per questo dalla sua finestra Sirius vedeva tutta Londra. Anche da ragazzo aveva passato lunghe ore appollaiato sul davanzale a immaginare di fuggire da quel posto tanto odiato. Ora però guardava la città con un sentimento diverso. Non aveva più bisogno di fuggire. Poteva andare e venire a suo piacimento. Era innocente e presto tutti lo avrebbero saputo. E tutto questo lo doveva a Sara.

Sara.

Strano a dirsi, non aveva pensato a lei per tutta la notte, la sua mente era stata troppo occupata a elaborare la notizia. Ma ora che era solo, nel silenzio, con il sole che cominciava a imporporare il cielo di Londra, i suoi pensieri erano tutti per Sara.

Chissà dov’era in quel momento. Cosa stava facendo? E soprattutto, a cosa stava pensando?

Una piccola parte del cuore di Sirius si cullava nella speranza che Sara stesse pensando a lui nello stesso modo in cui lui pensava a lei. Ma forse questo era chiedere troppo alla sorte. Più ci rifletteva, più capiva di essersi comportato male nei confronti di Sara. Non si era fidato abbastanza da dirle la verità e non osava immaginare quanto dolore dovesse averle causato con il suo comportamento. Ora che avrebbe riavuto la sua libertà, la cosa che desiderava di più al mondo era rivedere Sara.

Il ricordo del loro ultimo incontro però bastava a smorzare gli entusiasmi. Sicuramente Sara non avrebbe più voluto avere a che fare con lui.

Il giorno in cui Silente comunicò a Lily e James il contenuto della profezia di Sibilla Cooman, Sirius e Sara stavano insieme da più di due anni. Era la storia più lunga che Sirius avesse mai avuto ed era anche la più bella. Era stupito di se stesso, non credeva che sarebbe diventata una cosa così importante e profonda, né credeva di poter stare per così tanto tempo con la stessa ragazza senza sentire il bisogno di cambiare.

Con Sara era esattamente l’opposto di quello che era sempre stato. Per lui le ragazze erano un diversivo, piacevole, ma soltanto un diversivo. Lui aveva la sua vita e le ragazze erano un accessorio, qualcosa di secondario per cui lo spazio poteva esserci come non esserci. E quando lo spazio non c’era non si era mai fatto remore a troncare.

Sara non era un diversivo, Sara era diventata una delle componenti fondamentali della sua vita e ora erano altre cose a cedere il passo di fronte a lei. Le uniche persone che per Sirius erano altrettanto importanti erano i suoi amici, ma Sirius mai avrebbe immaginato che si sarebbe trovato a dover scegliere.

Dopo che Silente aveva dato loro la notizia, Lily e James si erano subito rivolti a Sirius per aver un consiglio.

-          Secondo te cosa dobbiamo fare? – domandò James seduto sul divano del salotto, con le mani affondate nei folti capelli corvini.

-          Dovete accettare il consiglio di Silente. Dovete mettervi sotto la protezione dell’Incanto Fidelius – rispose prontamente Sirius – Se me lo permetterete sarò io il vostro Custode Segreto – aggiunse poi.

Quasi non aveva dovuto pensarci. Era assolutamente naturale che fosse così. Lui era il migliore amico di James ed era il Padrino di Harry. Nessuno meglio di lui avrebbe potuto proteggerli, era suo preciso dovere farlo, anche se questo avesse comportato il sacrificio della sua vita.

-          Sirius, non posso chiederti tanto! – protestò James – Non posso permettere che tu rischi la vita per proteggere noi.

-          E se non lo faccio io chi dovrebbe farlo? – chiese Sirius gravemente – Sono il Padrino di Harry, ho giurato di proteggerlo a qualunque costo. Io non ho famiglia, non ho niente da perdere.

-          E Sara? – domandò James ancora più gravemente – Cosa pensi di fare con lei?

Sirius aveva pensato subito a Sara, ma la sua decisione era stata immediata. Per quanto tenesse a Sara, non poteva tirarsi indietro. Non sarebbe più riuscito a guardarsi allo specchio se, nel momento di massimo bisogno, avesse voltato le spalle a James. Avrebbe trovato qualcosa da dire a Sara… anche se ancora non sapeva cosa.

James non aveva resistito molto alle insistenze e ben presto sia lui che Lily si erano convinti ad accettare che Sirius fosse il loro Custode Segreto.

Sara era a Hogwarts per l’anno scolastico e Sirius non l’avrebbe vista fino alla settimana successiva, quando era in programma la prima visita a Hogsmeade, per questa ragione ebbe diversi giorni per pensare a cosa raccontarle.

All’inizio aveva pensato di dirle la verità, ma in un secondo momento si era convinto che sapere che lui era il Custode Segreto dei Potter l’avrebbe messa in pericolo. Voldemort non si sarebbe fatto scrupolo di torturarla per avere informazioni o peggio avrebbe potuto rapirla per ricattarlo. A quel punto come avrebbe potuto scegliere?

Semplicemente non avrebbe potuto.

No, era meglio che lei non sapesse nulla. Qualcosa le avrebbe detto e, anche se sulle prime si sarebbe arrabbiata, una volta conclusa la faccenda avrebbe capito che lo aveva fatto per il suo bene.

Il giorno della gita a Hogsmeade, Sirius partì da Londra con un peso legato attorno al cuore. Era la prima volta in due anni in cui non era ansioso di arrivare da Sara. Ci aveva pensato migliaia di volte, ma non era ancora riuscito a trovare un modo per affrontare l’argomento.

Arrivato al villaggio parcheggiò la moto al solito posto e attese, appoggiato alla staccionata, in fondo al paese. Per un attimo sperò che Sara non arrivasse, poi si dette dello stupido. Non poteva fare il vigliacco, doveva avere il coraggio delle sue azioni… almeno con Sara.

Sara apparve dal fondo della via, raggiante come sempre. Quel giorno indossava un paio di pantaloni di velluto nero e una giacca di panno verde smeraldo. La ragazza andò verso di lui quasi correndo e, arrivata alla staccionata, gli buttò le braccia al collo.

-          Ciao! – salutò allegramente prima di dargli un caldo bacio sulle labbra.

-          Ciao – rispose Sirius cercando di avere il tono di sempre ma fallendo miseramente.

-          Sono contenta di vederti, non vedevo l’ora di andarmene da quella scuola. Allora, dove andiamo oggi?

Sirius non riusciva a sopportarlo, non poteva lasciare che lei si comportasse come sempre mentre lui doveva porre fine alla loro storia. Non era giusto, eppure non riusciva a costringersi a dire quello che doveva. Lui non voleva lasciarla.

-          Sirius ti senti bene? – chiese Sara accarezzandogli dolcemente un braccio – Sei pallido…

-          Sto bene – rispose Sirius – Andiamo.

E senza aggiungere altro la condusse fino alla moto. Nel giro di pochi attimi erano partiti. L’unico posto che a Sirius veniva in mente era il suo appartamento a Londra. Forse era crudele da parte sua portarla lì per dirle che non potevano più vedersi, la stava portando in un posto in cui lei sarebbe stata costretta a rimanere, senza avere la possibilità di dargli un ceffone e andarsene, perché comunque avrebbe dovuto farsi riaccompagnare a Hogwarts.

Mentre la moto sfrecciava verso Londra, Sirius avvertiva più che mai Sara che si stringeva a lui e la sua decisione vacillò. Forse poteva continuare a stare con lei, forse non era necessario lasciarla. Atterrando a Londra però Sirius capì che si stava illudendo. Non poteva avere tutto e aveva già scelto. La cosa fondamentale era proteggere James e la sua famiglia e avrebbe pagato fino in fondo il prezzo della sua scelta.   

Quando smontarono dalla moto, davanti al palazzo dove abitava Sirius, Sara domandò:

-          Vuoi restare a casa oggi? Per me va bene qualunque cosa, lo sai – aggiunse poi.

Sirius si sentiva come se lo avessero completamente svuotato, aveva la bocca asciutta e non sarebbe riuscito a parlare neppure se avesse avuto qualcosa di sensato da dire, così si limitò ad annuire.

Dio quant’era difficile.

Non aveva previsto che sarebbe stato così complicato, ma ora che aveva Sara davanti a sé gli mancava il coraggio per distruggere tutti i suoi sogni. I loro sogni.

Quando entrarono in casa, la ragazza andò a sistemarsi sul grande divano al centro del salotto. Sirius temporeggiò per un attimo nell’ingresso poi, prima che la risolutezza lo abbandonasse del tutto, andò a sedersi accanto a lei.

-          Sara… ti devo parlare – esordì con un tono che non avrebbe voluto che fosse così funereo.

-          Dimmi – lo incoraggiò lei aggrottando le sopraciglia. Cominciava anche lei ad apparire preoccupata.

-          E’ la cosa più difficile che io abbia mai dovuto fare…

-          Anche più difficile dell’esame della McGrannitt? – chiese Sara cercando di sdrammatizzare.

-          Sara ti prego – la interruppe Sirius – E’ una cosa seria.

-          Ok… mi devo spaventare? Stai male? E’ successo qualcosa a Lily, a Harry? – domandò la ragazza ora seria quanto lui.

-          No, no. Stanno tutti bene.

Sirius prese un respiro profondo, poi riprese a parlare.

-          Non esiste un modo facile per dirtelo. C’è una cosa che devo fare. E’ una cosa molto importante, ne va della vita di alcune persone però non posso dirti di più. E’ una cosa pericolosa e io non voglio che tu sia in coinvolta…

-          Aspetta, aspetta un momento! – lo interruppe Sara – Di cosa stai parlando? Non riesco a capire.

-          Sara ascoltami, io non ti posso dire cosa devo fare. Non posso perché metterei a rischio la missione e, cosa più importante, metterei a rischio te. Non voglio che tu sia in pericolo e meno cose sai meno rischi corri.

Sirius vide gli occhi di Sara indurirsi improvvisamente, non lo guardava a quel modo da quando la prendeva in giro a scuola, e questo fece sprofondare il suo morale ancora di più.

-          Sirius – iniziò lei alzandosi di scatto – mi hai sempre raccontato delle missioni che ti affidava Silente. Perché immagino che si tratti di una missione di Silente. E ora non puoi dirmi assolutamente nulla. Perché? Cosa mi stai nascondendo?

-          Non ti sto nascondendo niente – replicò Sirius stremato – Io non ti voglio mentire, potrei raccontarti una bugia e farti stare tranquilla per un po’, ma non ti voglio mentire. Allo stesso tempo non ti posso dire la verità, quindi preferisco non dirti niente. Ti chiedo solo di fidarti di me. E’ meglio che tu non sappia – concluse alzandosi a sua volta.

-          Come posso fidarmi di te se sei tu il primo a non fidarti di me! Hai paura che ti tradisca? Che mi faccia sfuggire qualcosa con qualcuno?

-          No, no! Non è così. Io so che tu manterresti il segreto ma non voglio che vengano a cercare te per arrivare a me! – rispose Sirius alzando la voce più di quanto non avesse voluto.

Sara si mise una mano sulla bocca e si voltò dando le spalle a Sirius. Lui si abbandonò nuovamente sul divano, si sentiva come se avesse corso una maratona, completamente privo di forze. Non avrebbe voluto che le cose prendessero quella piega, ma non esisteva un altro modo.

Sempre dando le spalle a Sirius, Sara si allontanò dal divano e raggiunse la finestra, appoggiò la fronte al vetro e rimase ferma immobile. Dopo qualche minuto o forse dopo ore si voltò. Sembrò soppesare le parole per un attimo, poi disse:

-          Stiamo insieme da più di due anni e in tutto questo tempo non mi hai mai dato motivo di dubitare di te. Spero, altrettanto, di non averti dato motivi per dubitare di me. Detto questo, mi pare di capire che non ho alternative. O accetto questa sottospecie di spiegazione oppure mi becco una simpatica bugia. Preferisco la sottospecie di spiegazione, anche se non mi soddisfa.

Sara aveva pronunciato l’intero discorso fissandosi le mani che teneva intrecciate. Sirius aveva l’impressione che se lo fosse studiato mentre guardava dalla finestra. Alzando lo sguardo verso di lei, Sirius non poté trattenere un mezzo sorriso. Era davvero una ragazza fantastica.

-          Ora – proseguì Sara, questa volta guardandolo negli occhi e andando a sedersi sul divano accanto a lui – vorrei sapere tutto questo che conseguenze avrà.

Questo era il momento che Sirius aveva temuto di più.

-          Non… non potremo vederci, per un po’. Almeno fino alla fine della missione – disse cercando di non avere un tono troppo triste.

Sara deglutì prima di rispondere.

-          E quanto pensi che durerà questa missione?

-          Questo non lo so, potrebbe durare a lungo… molto a lungo.

Quando Sirius vide Sara voltarsi nuovamente dall’altra parte fu preso da un panico inspiegabile. Scivolò sul divano avvicinandosi a lei e la cinse con le braccia. Quando lei si decise a voltarsi e nascose il viso nella sua spalla, Sirius vide che stava piangendo. Era la prima volta in più di due anni che vedeva Sara piangere.

-          Mi stai lasciando? – domandò Sara scostandosi leggermente.

-          Sara io non vorrei, ma lo faccio per il tuo bene…

-          Non raccontarmi idiozie! – strillò la ragazza alzandosi nuovamente – Non lo fai per il mio bene! Lo fai per non sentirti in colpa! Se non mi fidassi di te potrei anche pensare che stai solo cercando un modo per liberarti di me.

Sirius si alzò a sua volta, andò verso di lei e la prese per le spalle.

-          Io non sto cercando di liberarmi di te! Credi che non lo eviterei se potessi farlo? Non ho scelta! Devo fare questa cosa per potermi guardare ancora allo specchio senza farmi schifo!

Sara lo guardò con aria terrorizzata, mentre grosse lacrime calde le rotolavano sulle guance e Sirius si pentì di aver urlato. La strinse a sé con forza e lasciò che singhiozzasse con il volto affondato nel suo maglione. Mentre stavano lì, abbracciati, al centro della stanza, Sirius rifletté che quella avrebbe potuto essere l’ultima volta che la stringeva così e questo pensiero gli fece salire le lacrime agli occhi. Anche scavando a fondo nella memoria, Sirius non riusciva a ricordare l’ultima volta che aveva pianto.

-          D’accordo allora – disse lei infine – Se è così importante, fallo. Io ti aspetterò.

Cercarono di trascorrere il resto della giornata normalmente, come se non fosse cambiato nulla tra loro, ma per tutto il giorno non fecero altro che parlare della “missione” di Sirius e, considerando che lui non aveva intenzione di raccontare granché, finivano per ripetere sempre le stesse considerazioni. Alla fine arrivò il momento di separarsi.

Davanti ai cancelli di Hogwarts Sirius spense il motore della moto e aiutò Sara a scendere.

-          Bè – disse Sara con un sospiro – è ora che vada. Dammi tue notizie, se puoi.

-          Non so se ci riuscirò – rispose Sirius con una voce che non sembrava la sua.

Sara lo guardò esasperata, poi il suo sguardo si addolcì e disse:

-          Mi raccomando, fai attenzione.

-          Stai tranquilla.

-          Mi mancherai.

-          Anche tu.

Il loro ultimo bacio fu lunghissimo, interminabile e bagnato delle lacrime di entrambi. Nessuno dei due sembrava volersi staccare per primo. Sirius avrebbe voluto che quel momento si dilatasse all’infinito, ad un certo punto però si separarono.

Sirius fissò lo sguardo in quei profondi occhi castani, senza sapere che sarebbe stata l’ultima volta per molto, molto tempo. La ragazza si sforzò di sorridere poi, senza una parola, si voltò e corse verso il castello. Sirius rimase a guardarla, quando raggiunse il portone Sara si voltò un’ultima volta e gli mandò un bacio, soffiandolo dal palmo della mano.

Quando Sirius inforcò la moto e decollò, gli parve di lasciare un pezzo di anima davanti al cancello di Hogwarts.   

*^*^*^*^*

Era stata una delle nottate più lunghe della vita di Sara. Ormai erano oltre quarantotto ore che non dormiva, ma non le importava. Questo era più importante di ogni altra cosa al mondo e aveva perso talmente tante ore di sonno negli ultimi dieci anni che qualche ora in più non avrebbe fatto alcuna differenza.

Il momento che odiava di più delle udienze processuali era l’attesa, rimanere a fare anticamera la snervava incredibilmente e per scaricare la tensione passeggiava avanti e indietro davanti alla porta dell’aula, mordicchiandosi nervosamente le unghie. Mentre camminava i tacchi facevano risuonare il pavimento e le pareti di pietra del corridoio. Frank invece sembrava non essere in grado di reggersi in piedi; era seduto su una scomoda panca di legno allineata accanto alla parete, era pallido e visibilmente nervoso, quasi che fosse il suo primo processo, ma come biasimarlo? Questa era una cosa grossa. Se fossero riusciti a convincere il Winzengamot dell’innocenza di Sirius Black sarebbe stato un enorme successo, ma se avessero fallito probabilmente avrebbero perso il posto entrambi. Era quel genere di errori che al Ministero della Magia si pagavano molto cari.

A Sara pareva di aver vissuto gli ultimi quindici anni solo per arrivare a quel momento, a quell’attesa: dietro quella porta si sarebbe deciso tutto.

Lei e Frank avevano passato tutto il giorno precedente e tutta la notte barricati nell’ufficio di Sara a provare e riprovare i discorsi che avrebbero tenuto davanti all’assemblea. Si erano spremuti le meningi per trovare tutte le domande e le obbiezioni che avrebbero potuto fare loro e avevano dato una risposta ad ognuna. Non potevano essere più preparati di così, ma Sara ancora non credeva che fosse sufficiente. Tutto si riduceva alla fiducia che i membri del Winzengamot avrebbero avuto o meno nelle sue capacità e nel Winzengamot c’era anche Caramell.

Fu Percy Weasley a strappare Sara dalle sue riflessioni. Uscì con la sua aria pomposa ed arrogante ad annunciare che l’assemblea era pronta per l’udienza. Avrebbero ascoltato prima Sara e poi Frank, quindi il ragazzo doveva attendere all’esterno. Parker sembrò accogliere la notizia come un condannato a morte che vede prorogato il giorno dell’esecuzione.

Sara invece avvertì improvvisamente l’enormità di quello che avrebbe dovuto fare di lì a poco e fu convinta più che mai che non avrebbe dovuto accettare quel caso. Il cuore cominciò a batterle all’impazzata, avvertì un lancinante vuoto allo stomaco e le mani presero a tremarle. Fissando le dita delle sue mani, tese di fronte a lei, Sara cercò di calmarsi e di non pensare a tutte le conseguenze che quell’udienza poteva avere.

Quando fu pronta le sue dita si strinsero in due pugni di ferro e Sara si voltò a guardare Percy Weasley con occhi di ghiaccio. Il ragazzo, messo a disagio da quell’occhiata, si voltò per rientrare nella stanza e Sara lo seguì.

L’aula era enorme e illuminata da un così grande numero di candele e fiaccole da sembrare quasi completamente bianca. Le pareti, con i mattoni a vista, erano spoglie ma gli scranni su cui sedevano i membri del Winzengamot erano eleganti e riccamente intagliati, ogni postazione era personalizzata in base al gusto e alle caratteristiche del suo occupante. Solamente una era vuota: quella che era appartenuta a Silente, sul cui schienale era scolpita una fenice nell’atto di risorgere dalle ceneri. Al centro, sullo scranno più ridondante e pacchiano, sedeva Cornelius Caramell, Ministro della Magia.

A Sara non sfuggì lo sguardo di disprezzo misto a compatimento che il Ministro le lanciò quando fece il suo ingresso, ma era troppo nervosa per arrabbiarsi. Cercando di apparire sicura, ma non presuntuosa, si fermò davanti all’assemblea e fece un piccolo inchino, come richiedeva il protocollo.

-          Buon giorno signorina White – esordì Caramell con tono mellifluo – Prego si accomodi – aggiunse indicandole una sedia al centro della stanza.  

Sara si voltò e gettò un’occhiata alla sedia. No, decisamente non poteva sostenere l’udienza seduta al centro dell’aula come una scolaretta.

-          Se permettete Ministro, signori, preferirei stare in piedi – rispose.

Il fugace attimo di confusione che colse sul volto di Caramell bastò a darle un po’ di coraggio. Il Ministro stava per rispondere quando un signore anziano dal volto gentile intervenne:

-          Come preferisce! Purché cominciamo, sono davvero curioso di sentire quello che ha da dirci.

Un mormorio di assenso seguì questo intervento e Sara indirizzò all’uomo un sorriso di gratitudine, sistemò i polsini della giacca dell’alta uniforme e iniziò a parlare.

-          Innanzi tutto vorrei ringraziarvi per l’estrema disponibilità con un così breve preavviso. Suppongo che tutti siate a conoscenza della questione su cui sono chiamata a deporre: la strage di Godric’s Hollow. In realtà l’incarico che mi era stato affidato era differente, lo scopo della mia indagine doveva essere quello di stabilire se esistesse o meno una connessione tra l’evasione di Sirius Black e quella dei dieci Mangiamorte, inoltre avrei dovuto cercare di scoprire qualcosa che potesse aiutarci a catturare Black. Con questa precisa intenzione ho preso in mano tutto il materiale disponibile riguardo alla strage di Godric’s Hollow. Volevo trovare qualcosa, qualche dettaglio che potesse indirizzarci verso un luogo o una persona legata a Black che potesse condurci a lui. Quello che ho trovato però è stato molto differente.

Come era accaduto nell’ufficio di Silente, quasi senza rendersene conto, Sara aveva cominciato a passeggiare avanti e indietro davanti all’assemblea. Accompagnava le parole gesticolando e facendo pause di estremo effetto. Nonostante l’agitazione, sembrava che l’arte oratoria non l’avesse abbandonata. Sara faceva attenzione a  non abbassare lo sguardo, ma allo stesso tempo cercava di non fissare troppo a lungo nessuno dei suoi attenti ascoltatori.

-          Già ad una prima lettura, il fascicolo sulla strage di Godric’s Hollow si è rivelato pieno di informazioni interessanti e apparentemente inascoltate. Riaprire quel caso non sarebbe stato nei miei compiti, ma a quel punto la mia curiosità si era risvegliata ed evitare di approfondire sarebbe stato impossibile.

A quel punto Sara iniziò ad illustrare le sue scoperte. Facendo ticchettare i tacchi sul pavimento si avvicinò ad un tavolo, addossato ad una parete, su cui aveva sistemato personalmente tutto quello di cui avrebbe avuto bisogno. Con un colpo di bacchetta sollevò il tavolo e lo depositò con un leggero tonfo davanti al Winzengamot.

-          Questi – proseguì sollevando alcuni fogli scritti fittamente – sono i rapporti degli Auror, dei Guaritori, dei Tiratori Scelti che la notte della strage ebbero modo di visionare la scena del delitto. Queste invece  - disse mostrando un plico di fotografie – sono le immagini scattate sulla scena dai fotografi ufficiali del Dipartimento. Da questi documenti emerge un quadro molto chiaro della scena e nessuna contraddizione. Proprio l’assenza di contraddizioni mi ha indotto a prendere in considerazione il primo indizio. Nel punto in cui fu rinvenuto il dito mozzato di Peter Minus nessuno, né i Tiratori, né gli Auror, né i Guaritori, hanno menzionato la presenza consistente di sangue. Certo potrebbe essere che i colleghi abbiano ritenuto superfluo parlarne, ma l’assenza di sangue è confermata senza ombra di dubbio dalle fotografie.

Per avvalorare le sue parole Sara si accostò al lungo tavolo che la separava dagli illustri maghi e streghe e vi depositò il plico di foto, invitando gli ascoltatori a passarsele per osservare con i loro occhi. Nel frattempo continuò a parlare.

Raccontò del suo stupore nel constatare che, nel punto in cui avrebbe dovuto essere saltata per aria una persona, non c’era più che qualche goccia di sangue. Descrisse le prove sperimentali che lei e Frank Parker avevano condotto in proposito, anche in questo caso mostrando le fotografie. Parlò dei suoi dubbi riguardo al taglio così netto del dito di Peter Minus. Raccontò ogni cosa, dando enfasi ad ogni dettaglio. Espose il profilo psicologico di Black, mostrò una copia del registro delle visite di Azkaban e presentò la copia del giornale che lo stesso Caramell non poteva negare di aver lasciato a Sirius Black.

Ormai Sara era entrata nel suo elemento e, ad ogni nuova informazione, Caramell diventava sempre più pallido. La maggior parte dei maghi e delle streghe invece seguiva il discorso con un rapimento tale che pareva che Sara stesse raccontando un romanzo. L’agitazione era scomparsa da un pezzo, Sara era quasi certa di avere in pugno la vittoria.

-          In base alle osservazioni effettuate da me e dal mio collega, Frank Parker – concluse dopo aver parlato per quasi un’ora – posso dunque affermare con un ragionevole grado di certezza che Sirius Black è innocente.

Il termine del discorso cadde nel silenzio più assoluto. Il Primo Ministro era pietrificato in una maschera di orrore, l’unica parte del suo corpo che pareva muoversi era una vena che gli pulsava visibilmente sulla tempia. I maghi e le streghe del Winzengamot erano altrettanto sconcertati, ma non tutti così evidentemente ostili.

Il primo a parlare fu il mago che aveva interrotto Caramell all’inizio.

-          Auror White! Ci ha dato veramente una bella gatta da pelare. Tutto quello che dice è molto interessante, ma se permette vorrei farle qualche domanda.

Ora cominciava la parte su cui Sara non aveva più il completo controllo: le domande. Cominciarono dalle domande di rito sulla sua professione: da quanto tempo lavora al Dipartimento degli Auror? Perché ha deciso di diventare Auror? Chi è il suo diretto superiore? Dove ha studiato? Perché ha scelto queste materie? Ha mai avuto problemi di salute, fisica o mentale? Ha mai sofferto di stress post traumatico in seguito a una missione affidatale dal Ministero?

Per queste domande Sara aveva risposte collaudate e precise, ma di lì a poco sarebbe venuto il difficile.

-          Credo che tutti i presenti siano d’accordo con me nell’affermare che la parte della sua spiegazione che ci convince meno sia quella a proposito dell’Incanto Fidelius – disse una donna seduta ad una estremità della fila – Come può affermare con certezza che i Potter avessero deciso all’ultimo momento di modificare i loro piani nominando Peter Minus loro Custode Segreto?

Sara si era aspettata questa domanda, ma non era certa di avere una risposta convincente. 

-          Questo non posso affermarlo con certezza, posso solo fare delle supposizioni. Sono però supposizioni fondate su dei fatti. Con certezza sappiamo che Sirius Black doveva essere il Custode Segreto dei Potter, lo sappiamo perché esiste una deposizione di Albus Silente a questo riguardo che risale a qualche giorno dalla scomparsa di Lily e James Potter. Ho ragione di credere che uno dei motivi per cui Sirius Black fu incarcerato senza processo e senza ulteriori indagini fu proprio questo. Si credeva che avesse tradito i Potter, che Minus l’avesse scoperto e che Black, in preda alla pazzia per la scomparsa di Voldemort, avesse ucciso Peter Minus e altri innocenti. Tutto questo non farebbe una piega se Peter Minus fosse morto davvero. Ma in base a quello che ho scoperto è chiaro che Minus non è morto, non in quel momento almeno. Dalle analisi effettuate sul dito sappiamo che aveva i mezzi per fuggire. Dalla fotografia sulla Gazzetta del Profeta possiamo supporre che all’epoca dell’evasione di Black fosse vivo.

Siamo certi che Peter Minus ha simulato la sua morte. Invece non possiamo dire con sicurezza se l’abbia fatto per paura di Black o per sfuggire alle sue colpe. Di sicuro però non avrebbe avuto bisogno di nascondersi così a lungo se fosse stata solo la paura a indurlo a fuggire. Una volta arrestato Sirius Black avrebbe potuto tornare allo scoperto, invece non l’ha fatto. Perché? Probabilmente perché non avrebbe potuto spiegare il suo ritorno agli amici di Lily e James Potter senza destare sospetti e non sarebbe potuto tornare dai Mangiamorte perché proprio per mano sua Colui che Non Deve Essere Nominato aveva trovato la sua fine.

-          Mi perdoni se mi permetto di smontare questo splendido castello di carte – intervenne il Ministro quando Sara ebbe risposto alla domanda – Ma come può essere sicura che il topo raffigurato nella fotografia della Gazzetta del Profeta sia Peter Minus? Potrebbe trattarsi di una coincidenza.

Sara lottò per mantenere l’autocontrollo e non schiaffeggiare il Primo Ministro. Per qualche istante l’immagine di lei che picchiava Caramell si impossessò della sua mente, ma riuscì a scacciare questo pensiero abbastanza rapidamente per rispondere:

-          Signor Ministro, personalmente credo poco nelle coincidenze e questa in particolare mi sembra una serie un po’ troppo estesa di coincidenze. E’ un caso che sul giornale che Black ha letto poco prima di evadere ci sia la foto di un topo a cui manca un dito? E’ un caso che quel topo sia scomparso dalla famiglia che lo aveva adottato pochi giorni dopo l’evasione di Black? E ancora è un caso che quel topo sia comparso in quella famiglia nello stesso periodo della strage di Godric’s Hollow? Inoltre mi permetta di osservare che non ho mai sentito di un topo tanto longevo.

Dopo questa risposta, la donna vide i membri del Winzengamot scambiarsi sguardi e frasi a mezza voce, alcuni addirittura annuivano con convinzione. Sara capì di aver colto nel segno quando Caramell la congedò, dicendole di fare entrare il suo collega. Evidentemente il Ministro si era accorto di non poterla mettere in difficoltà con le domande ed era ansioso di proseguire.

Sara si congedò un inchino, questa volta accompagnato da un sorriso, e si diresse con passo sicuro verso la porta dell’aula. Non appena uscì, Frank balzò in piedi come se la panca su cui era seduto l’avesse morso.

-          Com’è andata? – chiese in un sussurrò concitato.

-          Credo bene – rispose Sara con un sorrisetto di trionfo – Vai e colpisci! Non farti intimorire da Caramell, ho l’impressione che pochi siano dalla sua parte.

Sara si avvicinò a Frank, gli sistemò il colletto della giacca dell’uniforme e, con una pacca sulla schiena, lo spinse dentro l’aula. Ora non le restava che pregare che tutto filasse liscio e aspettare. Preparandosi all’attesa si abbandonò sulla panca; era un sollievo potersi sedere dopo così tanto tempo in piedi, inoltre i tacchi cominciavano a farle male.

In quel lugubre corridoio deserto il tempo scorreva con una lentezza esasperante. Sara pregò, rivisse mentalmente la sua deposizione, cercò di immaginare a che punto potesse essere quella di Frank, contò i mattoni del muro di fronte a lei, poi contò le piastrelle del pavimento. Quando stava per ricominciare da capo, la porta si aprì, lasciando uscire un Frank Parker esausto.

-          Racconta – lo invitò lei, facendogli segno di sedersi.

E il ragazzo raccontò, per filo e per segno, domande e risposte. Sara era ammirata per come Frank aveva sostenuto l’udienza. Sì, era quasi il momento che il ragazzo prendesse il volo e cominciasse a lavorare per conto suo.

-          Hai fatto un ottimo lavoro! – esclamò la donna al termine del racconto.

-          Grazie capo – rispose Parker sorridente.

Dopo qualche tempo in cui rimasero in silenzio, Sara decise di esprimere ad alta voce un’idea che le era venuta.

-          Frank, tu non trovi sia un peccato che nessuno sia a conoscenza di quello che sta accadendo? Ci siamo solo noi quaggiù, noi e il Winzengamot. Non trovo giusto che l’opinione pubblica debba essere privata di un così gustoso argomento di conversazione.

-          In effetti hai ragione – rincarò Parker che cominciava a capire dove volesse arrivare la donna – Mi piacerebbe conoscere anche l’opinione di altri in proposito.

-          Forse potremmo, così in via del tutto informale, diffondere la notizia che si sta svolgendo il processo a Sirius Black.

-          Improvvisamente – disse Frank alzandosi – sento il bisogno di andare ad offrire un caffè a Shira.

-          Mi sembra un’ottima idea – replicò Sara alzandosi a sua volta – Io invece credo che occuperò questo tempo coltivando vecchie amicizie.

Senza indugiare oltre i due Auror si separarono. Frank si diresse verso il Dipartimento; rivelare qualcosa a Shira, la segretaria del Dipartimento degli Auror, era come appendere manifesti per il Ministero. Sara invece andò alla voliera dei gufi che si trovava accanto al salone d’ingresso. Negli anni dell’Accademia si era fatta molti amici e alcuni di loro lavoravano nel giornalismo. Sarebbero bastate poche righe e Caramell avrebbe trovato una grossa sorpresa all’uscita dell’aula.

Sara era convinta che, a prescindere dall’esito dell’udienza, il mondo doveva sapere quello che era accaduto in realtà e se l’avessero licenziata per questo, sarebbe stato il suo ultimo grande atto da Auror Capo.



Your comment will be posted after it is approved.


Leave a Reply.

    In questa pagina...
    In this page...

    In questa pagina ho deciso di inserire le mie fan fiction, per ora in Italiano. 

    I personaggi e le situazioni presenti nelle fanfic di questo sito sono utilizzati senza alcun fine di lucro e nel rispetto dei rispettivi proprietari e copyrights. 


    All the characters and situations in these fanfictions are used non-profitmaking and in respect of the owners and copyrights. 
    url=http://www.hpquiz.it][img]http://www.hpquiz.it/test/materie/pozioni.gif[/img][/url]

    Archives

    Settembre 2012
    Agosto 2012
    Luglio 2012
    Giugno 2012

    Categories

    All
    Black & White
    Fan Fiction
    Harry Potter