Per i lettori: se vi è piaciuto il primo capitolo, sarete curiosi di sapere come continua la storia. Se non avete letto il primo capitolo, potete trovarlo nel post precedente, proprio in questa pagina. In ogni caso aspetto i vostri commenti!!! Al termine di ogni post, trovate l'opzione "aggiungi commento" o "add comment"... beh. UTILIZZATELA senza remore! Buona lettura!

Il Dipartimento degli Auror brulicava di attività ad ogni ora del giorno: gli Auror professionisti andavano e venivano continuamente, gli Auror Guida istruivano le nuove reclute dell’Accademia muovendole in piccoli branchi, messaggi svolazzavano senza sosta da una scrivania all’altra.

Sara teneva spesso la porta del suo ufficio aperta, in parte perché detestava il continuo bussare dei colleghi, in parte perché le piaceva osservare quel brulichio incessante. Le ricordava i formicai che c’erano nel giardino della villa dei suoi genitori e che si divertiva ad osservare, quando era bambina, nei lunghi pomeriggi estivi. Ogni volta che aveva bisogno di riflettere si sedeva alla scrivania e lasciava che il movimento del Dipartimento la avvolgesse completamente.

Aveva appena dato al capo la conferma che avrebbe accettato il caso Black. Ora doveva decidere come agire, ma non c’era pista che non avesse vagliato per trovare Black subito dopo la sua evasione, che altro poteva fare?

Mentre rifletteva, vide Kingsley Shakelbolt dirigersi verso l’ufficio del capo. Probabilmente era stato convocato per essere sollevato dall’incarico, infatti poco dopo Sara lo vide tornare verso la sua scrivania, scuotendo la testa con aria estremamente preoccupata.

Sara non era abituata a starsene con le mani in mano, dopotutto qualcosa poteva fare. Si alzò dalla scrivania e andò al cubicolo di Frank Parker.

-          Allora sei tornata… - disse il ragazzo.

-          Sono tornata. Olga e Roger? – chiese la donna.

-          Stanno lavorando all’omicidio Jason.

I Jason erano una famiglia, padre, madre e tre figli, trovati morti nella loro casa. Niente segni di effrazione, poche tracce e un terribile bagno di sangue. Erano stati torturati prima di essere uccisi. Il signor Jason era un dipendente del Ministero, chissà quali informazioni avevano cercato di estorcergli. E soprattutto, chissà se ci erano riusciti?

Probabilmente sì, altrimenti non l’avrebbero ucciso.

-          Bene – disse Sara – Devo andare a parlare con loro, tu aspettami nel mio ufficio. Arrivo tra poco.

-          E’ successo qualcosa? – chiese Parker preoccupato.

-          Non esattamente. Tra poco ti spiego.

Sara si diresse verso il lato opposto del Dipartimento. In una stanza rettangolare con un grande tavolo al centro, Roger Klyne e Olga Vukavich erano intenti a etichettare e catalogare una serie di reperti.

-          Ciao Sara! – salutò Olga.

-          Capo – disse invece Roger con un cenno della testa.

-          Io e Parker dovremo occuparci di un altro caso per un po’, voi continuate come al solito – disse Sara.

-          A cosa lavorate? – chiese Olga.

-          Per il momento è meglio che non lo sappiate. Magari ve lo dirò più avanti – rispose Sara sorridendo con aria di mistero.

-           Hei? Com’è che Frank si becca i casi più intriganti e noi la routine? – interloquì Roger.

-          Sono lamentele quelle che sento? Se farete un buon lavoro su questo caso… di routine, come lo chiami tu, potrei mettere una buona parola per voi per quella promozione di cui parlava il capo – suggerì Sara con aria cospiratoria.

La donna si avviò verso l’uscita e prima di andare disse:

-          Mi raccomando fate i bravi e non fatemi fare brutte figure.

-          Agli ordini capo! – risposero all’unisono Roger e Olga.

Sara si allontanò e tornò verso il suo ufficio, con un mezzo sorriso, ben sapendo che i suoi collaboratori erano Auror molto capaci e perfettamente in grado di cavarsela.

Quando entrò, chiudendosi la porta alle spalle, trovò Frank Parker che la aspettava seduto su una delle due sedie, davanti alla scrivania.

Frank aveva cominciato a lavorare con lei quando era ancora una recluta e Sara era un’Auror Guida. Quando l’avevano promossa e le avevano affidato una squadra, il primo membro che aveva scelto era stato Parker. Olga e Roger erano invece il frutto di un’accurata selezione tra tutte le richieste che aveva ricevuto in seguito.

-          Andiamo subito al punto – esordì Sara sedendosi davanti a Frank – Il capo mi ha proposto di occuparmi di un caso. Potrebbe essere un colossale buco nell’acqua, che ci costringerebbe a dimetterci per non coprire il Dipartimento di vergogna, oppure potrebbe essere il caso dell’anno.

-          E il caso sarebbe? – domandò il ragazzo proteso in avanti verso la scrivania per la curiosità.

-          Il caso Black.

-          Ah – Frank ci pensò un attimo – Il caso Black in che senso?

-          Nel senso che il caso Black non è più affidato a Shakelbolt ed è affidato a me. Devo trovare Black e i dieci Mangiamorte evasi oppure dimostrare che le due evasioni non c’entrano l’una con l’altra e trovare in ogni caso undici criminali che al momento potrebbero essere ovunque nel mondo. Una bella sfida,vero? Non posso occuparmene da sola, ma se non te la senti posso sempre rivolgermi a qualcun altro.

Frank soppesò la proposta per un attimo, grattandosi il mento e fingendosi pensieroso poi dopo qualche secondo accettò:

-          Perché no – disse - Solo… da dove suggerisci di cominciare?

Sara sospirò, appoggiando i gomiti alla scrivania.

-          In archivio ci sono faldoni su faldoni relativi alla famiglia Black e a Sirius Black in particolare. Suggerirei di cominciare da lì. Solo un avvertimento… massima riservatezza! Non ho nessuna voglia di avere giornalisti, sciacalli e Percy Weasley alle calcagna.

-          Ricevuto! Quando cominciamo?

-          Che domande… Immediatamente!

*^*^*^*^*

Sirius aveva lo stomaco chiuso, gli occhi sbarrati e la bocca asciutta come se avesse mangiato sabbia. Lily e James? Non era possibile, forse aveva esagerato con il Whiskey Ogden Stravecchio  di Mundugus la sera prima. Eppure anche gli altri li vedevano. I ragazzi erano sconvolti. Harry sembrava sul punto di svenire. Molly fissava il pavimento polveroso. L’unico ad aver mantenuto un minimo di presenza di spirito sembrava essere Remus.

Lupin si avvicinò ai due legati e con un lieve tocco di bacchetta fece svanire le corde. Quindi porse il braccio prima a Lily poi a James aiutandoli a rimettersi in piedi.

-          Insomma! Ma che diavolo vi prende?! Che succede? Dove siamo?! Cos’è questo posto? Chi sono queste persone? – domandò d’un fiato James.

La sua fame di informazioni era più che giustificabile. Ma cosa si risponde a un amico morto quindici anni prima che compare nella tua soffitta mentre tu reggi un piumino da polvere?

Silenzio.

-          Ragazzi, è uno scherzo? – domandò più dolcemente Lily – Se è uno scherzo non è poi molto divertente. Ho lasciato Harry da solo sul pavimento del salotto!

Al sentir nominare Harry, Sirius fu colpito dal pensiero che probabilmente il ragazzo non aveva mai sentito le voci dei suoi genitori. Sorprendentemente il primo ad agire fu proprio Harry. Si alzò lentamente dal pavimento, muovendo con cura le gambe malferme. Si avvicinò a sua madre e la guardò intensamente, con la testa leggermente piegata da un lato, mentre lei era ancora rivolta verso Remus. Le sfiorò un braccio con la mano, come se volesse accertarsi della sua consistenza fisica.

A quel contatto Lily si voltò e sobbalzò per la sorpresa:

-          Buon Dio! Sei identico a…

-          Sono Harry – disse il ragazzo in un sussurro appena udibile.

-          Harry? Harry chi? – chiese James voltandosi a sua volta verso il ragazzo.

-          Harry Potter.

James sbiancò e Lily dovette afferrarsi al braccio del marito per non cadere. Un rumore proveniente dal piano di sotto riportò tutti alla realtà, sembrava che Grattastinchi stesse litigando ancora con il Libro Mostro dei Mostri.

Sirius riuscì a riscuotersi dallo stato ti trance in cui era piombato e fece un passo in avanti entrando nel cono di luce di una finestra.

-          James… - esordì non sapendo bene come continuare.

-          Caspita! Sembri invecchiato di quindici anni! – esclamò James voltandosi verso l’amico.

-          In effetti… più o meno...

Quello che seguì fu una lunga conversazione, tanto lunga che ad un certo punto tutti si trovarono seduti in cerchio sul pavimento. Prima dovettero accertarsi che fossero veramente Lily e James e non qualche trucco architettato dai Mangiamorte; tuttavia i due risposero senza esitare a tutte le domande poste da Sirius e Remus.

Harry si teneva a una certa distanza dai suoi genitori ma li guardava come se non avesse mai visto nient’altro nella sua vita. Apparivano come due giovani di circa ventidue anni, l’età che avevano quando Voldemort li aveva attaccati, l’età che avevano quando Harry aveva poco più di un anno.

Sirius e Remus si alternarono nelle spiegazioni, per quanto tutta la situazione fosse surreale e per molti aspetti inspiegabile. Raccontarono che si trovavano quindici anni avanti rispetto a loro, che quello era diventato il quartier generale dell’Ordine della Fenice, che il ragazzo così simile a James era loro figlio.

La prima decisione che presero fu quella di contattare Albus Silente. Sembrava la cosa più saggia da fare. Il Preside arrivò in un lampo e a lui toccò l’ingrato compito di raccontare a James e a Lily la parte più dolorosa della loro storia. Sirius e Remus non se l’erano sentita di raccontare loro la verità su Voldemort, su Peter Minus e su Harry. Non sapevano in effetti se fosse o meno una buona idea.

Mentre Silente colloquiava con i Potter, gli altri si erano riuniti in cucina e discutevano dell’accaduto senza per altro venirne a capo. Solo Harry rimaneva silenzioso, seduto ad un angolo del lungo tavolo di legno.

-          Come stai? – chiese Sirius porgendogli una burrobirra.

-          Bene – rispose il ragazzo con tono piatto prendendo la bottiglia.

-          Sicuro?

-          Sì.

Non era mai stato molto bravo a confortare il prossimo. Non era nemmeno sicuro che fosse necessario confortare Harry, ma di certo doveva essere scioccato. Sirius lo guardò per qualche secondo: il ragazzo non aveva toccato la burrobirra, fissava il muro di fronte a sé con aria inespressiva. Sirius stava cercando qualcosa da dirgli quando Silente rientrò nella stanza. Tutti si voltarono verso di lui. Il Preside guardò Harry e gli disse:

-          Harry, i tuoi genitori ti aspettano.

Harry si alzò come un automa, sempre con quello strano sguardo negli occhi, e uscì dalla stanza. Silente invece si sedette a capo del tavolo e attese che tutti si sistemassero prima di parlare. A Sirius sembrava quasi di essere tornato a Hogwarts ad assistere ai discorsi del Preside in Sala Grande.

-          Per prima cosa, la riunione dell’Ordine di stasera non sarà rinviata. Gli altri membri devono essere messi al corrente dell’accaduto, per quanto sia difficile determinarne la causa. In secondo luogo, come potrete immaginare, la questione è estremamente riservata. Non so dare una spiegazione di quanto successo, non ho memoria di avvenimenti simili e di solito la mia memoria è ottima. La spiegazione più plausibile è un accavallamento spazio temporale. Immaginate il tempo e lo spazio come una grande coperta: è come se un lembo si fosse ripiegato su se stesso formando una piega. Lily e James sono stati spostati dal loro spazio, Godric’s Hollow, e dal loro tempo. Non è escluso che qualcosa o qualcuno dal nostro tempo si sia spostato a quello di Lily e James.

-          Cosa pensa di fare in proposito? – domandò Molly.

-          Gli incantesimi di modificazione spazio temporale sono molto complessi e le informazioni sul loro funzionamento sono difficili da reperire. Non pretendo di essere un esperto in materia, dovrò studiare un sistema opportuno per rimandare Lily e James nel loro tempo.

-          Ma… come? Non… non potrebbero restare? – chiese timidamente Ron.

-          Sarebbe bello, ma non è possibile – rispose Silente con dolcezza – Non è mai una buona cosa cambiare il passato, non sappiamo che ripercussioni potrebbe avere sul presente o sul futuro. E in ogni caso che vita potrebbero avere Lily e James? Non potrebbero certo ricomparire così, dovrebbero vivere nascosti, altrimenti tutti coloro che hanno perso delle persone care vorrebbero cambiare il passato.

Sirius si sentì sopraffatto dal peso di quelle parole. Non poteva tollerare di avere di nuovo il suo migliore amico e poi di doverlo perdere un’altra volta. Non si era ancora abituato all’idea di averlo lì e già doveva pensare a quando non ci sarebbe più stato. Sirius non osava immaginare che cosa provasse Harry in quel momento e che dolore terribile sarebbe stato quando Lily e James se ne sarebbero andati.      

Albus Silente si fermò per la riunione dell’Ordine della Fenice. Quando cominciarono l’Ordine era al completo, tranne che per Kingsley. Aveva avvertito che sarebbe arrivato con qualche minuto di ritardo. L’argomento principale naturalmente furono James e Lily Potter. Erano tutti sconvolti e eccitati da questa novità ma Silente non volle che li incontrassero subito, non voleva che fossero assaliti da troppe domande.

Kingsley Shakelbolt era arrivato quando la riunione era cominciata da poco. Prima di concludere la seduta Silente chiese se ci fossero comunicazioni e Kingsley prese la parola:

-          Oggi mi hanno sollevato dalle ricerche di Sirius – disse con gravità centrando subito il punto della situazione.

La dichiarazione sollevò un coro di proteste scandalizzate.

-          Ma perché? – domandò Tonks – Hanno scoperto qualcosa di nuovo? Non avranno davvero capito dov’è Sirius. Vero? – aggiunse preoccupata.

-          Non lo so – replicò Kingsley – Non mi hanno dato molte spiegazioni. Mi hanno detto solamente che il mio lavoro non è stato abbastanza soddisfacente e che il caso è stato affidato a Sara White.

Sirius, che fino a quel momento aveva seguito la conversazione come se la cosa non lo riguardasse affatto, all’udire quel nome si ridestò. Sara White? White? Sara? Aveva capito bene? Chiese a Kingsley di ripetere il nome. Sì, aveva capito bene.

Sirius tremava impercettibilmente. Sara era un’Auror e lui non lo sapeva. Si voltò verso Lupin per vedere se anche lui fosse altrettanto sconvolto alla notizia, ma quello che incrociò non era uno sguardo di stupore bensì uno sguardo colpevole. Allora lui sapeva! E non gli aveva mai detto nulla!

-          Io ho lavorato con la White – intervenne nuovamente Tonks – E’ una dei migliori Auror che ci siano al Dipartimento.

-          In effetti la scelta è piuttosto logica – continuò Kingsley.

-          Perché? – domandò Sirius avido di informazioni. Possibile che a Remus non fosse venuto in mente di dirglielo? Possibile che nessuno l’avesse nominata prima?

-          Beh era stata lei ad essere incaricata di indagare sulla tua evasione, lei e la sua squadra. Hanno setacciato Azkaban e dintorni per giorni interi per cercare qualche traccia.

-          E poi che è successo? – chiese Lupin.

-          Poi è successo che le tracce erano poche, le idee ancora meno. Oltre a setacciare il paese con i Dissennatori c’era ben poco da fare e il caso è stato affidato a me.

-          Girava voce che sia stata proprio la White a chiedere di essere sollevata dall’incarico – disse Ninfadora – E questo è molto strano.

-          Non ne sono del tutto certo ma da come mi ha parlato il capo del Dipartimento credo che la richiesta di sospendermi dall’incarico sia partita dal Ministro – spiegò ancora Kingsley.

-          Non ci ha fatto un bell’affare allora – intervenne Arthur Weasley – Sara White è una piantagrane e fa quello che le pare senza curarsi della politica.

L’atmosfera era quanto di più strano Sirius avesse sperimentato in quella casa. Si sentiva come catapultato nel passato. Prima James e Lily e ora Sara. E non era del tutto certo che la cosa gli piacesse. Guardò nuovamente Remus e gli fece un cenno per indicargli di seguirlo in un’altra stanza.

Sirius salì le scale fino ad arrivare alla vecchia stanza di sua madre. Fierobecco era languidamente accoccolato sul letto, Sirius fece un profondo inchino, prese dall’armadio un enorme sacco di topi morti e chiuse la porta alle spalle di Remus, che fece un inchino a sua volta. Lupin si sedette su una sedia in un angolo, Sirius invece prese a misurare la stanza a grandi passi, gettando di tanto in tanto un topo a Fierobecco.

-          Tu lo sapevi? – chiese Sirius a bruciapelo – Sapevi che Sara era un’Auror e che aveva indagato sulla mia evasione?

Remus sospirò e rispose fissando le assi del pavimento:

-          Sapevo che era diventata un’Auror, sapevo da qualche notizia sporadica dei giornali che aveva fatto una buona carriera. Ma non avevo idea che si fosse occupata della tua evasione.

-          Perché non me l’hai mai detto? – domandò Sirius con rabbia – Non pensavi che avessi il diritto di saperlo!

-          Sirius… - cominciò Lupin alzandosi dalla sedia e facendo un passo verso l’amico - Tu non hai mai parlato di lei, non l’hai mai nominata, non hai fatto domande, pensavo che preferissi non parlarne.

Sirius sapeva che Remus aveva ragione, non gli aveva mai chiesto nulla. Era vero che preferiva non parlarne anche se aveva pensato a Sara ogni giorno negli ultimi quindici anni. Sentir pronunciare il suo nome aveva riaperto ferite che pensava di essere riuscito a chiudere. Credeva di aver archiviato Sara come ricordo, un ricordo meraviglioso distrutto in pochi istanti, ma pur sempre un ricordo. E invece non era così, gli sembrava di essere tornato ai primi tempi di prigionia ad Azkaban. Il pensiero della sua innocenza e il fortissimo desiderio di spiegare la verità a Sara lo avevano tenuto sano di mente. Sapeva di aver commesso un grosso errore con lei. E ora Sara si occupava del suo caso.

-          L’hai mai cercata? – chiese Remus con voce pacata.

-          Non ho mai avuto il coraggio, ero un evaso! Lo sono ancora… Non sapevo come avvicinarla e poi come avrebbe potuto credermi…

-          Non dimenticarti che è Sara, non una persona qualunque.

-          Non l’ho affatto dimenticato.

 
Premessa: vi pregherei di tenere presente, leggendo questa fan fiction, che ho iniziato a scriverla moooolto tempo fa e che, inizialmente, non doveva neppure essere destinata al pubblico. Siate clementi :-D Buona lettura!

Sara White era preoccupata. Sedeva nell’ufficio del suo capo, su una poltroncina sistemata davanti alla scrivania. Teneva le gambe accavallate e una copia della Gazzetta del Profeta spiegata davanti a se. I suoi occhi castani scorrevano rapidi sulle parole di un articolo in prima pagina. Man mano che procedeva nella lettura, la ruga di perplessità che si era formata sulla sua fronte diventava sempre più profonda. Quando ebbe terminato la lettura dell’articolo, chiuse il giornale con uno scatto e mormorò tra sé:

-          Idioti!

Sara guardò l’orologio che portava al polso. Il capo era in ritardo, evidentemente l’incontro con il Ministro stava andando per le lunghe. Il capo non era mai in ritardo.

La convocazione che aveva ricevuto quella mattina era stata inaspettata, aveva un che di ufficiale che non le piaceva. Quel giorno Sara era arrivata al Ministero più tardi del solito, la sera prima era rientrata dal lavoro a notte fonda e non si era presentata in ufficio fino alle otto e trenta. All’ingresso del Dipartimento degli Auror aveva trovato Shira alla sua scrivania, intenta a laccarsi le unghie di verde acido. Shira era, come definirla? La segretaria del Dipartimento? La centralinista? Qualcosa del genere. Appena aveva visto Sara comparire sulla soglia, l’aveva fermata:

-          Ciaooo Sara! – aveva esclamato con la sua vocetta, talmente acuta da rompere un vetro – C’è un messaggio del capo. Dice che potrebbe essere un po’ in ritardo – poi aggiunse in un sussurro cospiratorio – è andato dal Ministro!

Ancora vagamente assonnata, Sara aveva risposto con un semplice cenno del capo e aveva preso il foglietto che Shira le porgeva. Incamminandosi verso il suo ufficio, l’aveva aperto. C’erano scritte solo poche parole: La attendo alle 9.00 nel mio ufficio. Importante.

E così, alle nove e un quarto Sara era nell’ufficio del suo capo a domandarsi cosa ci fosse di così importante. O meglio a domandarsi quale delle mille cose che stavano succedendo in quel periodo fosse la più importante.

Era davvero un momento nero, come Sara non ne aveva mai visto in dieci anni di servizio da Auror. Innanzi tutto stavano accadendo un sacco di strani avvenimenti: scomparse inspiegabili, fughe di notizie, strani movimenti. Per di più Albus Silente e Harry Potter andavano in giro a dire che Voldemort era tornato. Come se tutto ciò non bastasse erano da poco evasi dieci tra i più pericolosi Mangiamorte ospitati ad Azkaban. E nessuno aveva la più pallida idea di dove fossero finiti.

Sara aveva sempre avuto grande fiducia in Albus Silente, ma credere che Voldemort fosse tornato era più di quanto i suoi nervi potessero sopportare. Da qualche tempo a quella parte però si stava convincendo che questo terribile ritorno fosse la spiegazione più plausibile a quanto stava succedendo nel mondo magico. Era terribile da credere, ma se era la verità sarebbe stato opportuno prepararsi al peggio, piuttosto che chiudere gli occhi e voltarsi dall’altra parte.

Il Ministro Caramell cercava di negare l’evidenza o forse si era davvero convinto che Silente fosse impazzito a causa degli anni. In ogni caso le spiegazioni stiracchiate che dava alla stampa erano sempre meno credibili, non stavano in piedi, per nessuno se non per lui stesso e per Percivald Weasley, il suo leccapiedi di fiducia.

L’articolo che aveva appena terminato ne era un esempio lampante…

Il capo entrò nell’ufficio interrompendo il flusso di pensieri della donna. Sara si alzò per salutare:

-          Buon giorno – disse con sorridendo, ma il sorriso morì sulle sue labbra non appena vide il volto corrucciato del capo – Cosa succede? – domandò facendosi seria.

Il capo aggirò la scrivania e si sedette sulla sua poltrona, di fronte a Sara. Prima di parlare la guardò con gravità per un momento, poi iniziò:

-          Ho appena ricevuto una lavata di capo con i fiocchi dal Ministro. Ne immagina il motivo? Se non lo immagina glielo dico io! – esclamò cominciando a far fluire la rabbia e la frustrazione che aveva dovuto tener nascoste davanti a Caramell – Il motivo sono quei maledetti Mangiamorte evasi. Caramell dice che non stiamo facendo abbastanza, che stiamo qui a grattarci il mento mentre quelli fuggono indisturbati, che non possiamo far fare una tale figuraccia al Ministero…

-          Conosco le argomentazioni di Caramell, capo – interruppe Sara, temendo che la cosa potesse proseguire per ore – Ma ho indagato io stessa su questa cosa, non hanno lasciato alcuna traccia se non i segni dell’evasione. Usciti dai confini protetti di Azkaban si sono smaterializzati senza lasciare alcuna indicazione su una possibile destinazione.

-          Ho provato a spiegare al Ministro che abbiamo fatto il possibile ma non abbiamo elementi su cui lavorare. Mi ha dato retta? Crede che mi abbia dato retta? Signorina White crede, in tutta sincerità, che mi sia stato a sentire?

Sara ricordava a stento l’ultima volta in cui il capo era stato così arrabbiato ed era stato quando un collega aveva quasi fatto saltare per aria il Dipartimento con dei fuochi d’artificio sperimentali trafugati dal Dipartimento per i Giochi e gli Sport Magici.    

-         Hem... no, ho paura di no. Ma, in sostanza, Caramell cosa vuole che facciamo?- domandò Sara calibrando le parole per cercare di contenere l'ira del capo.

Il capo inspirò profondamente e quando riprese a parlare il suo tono era calmo come sempre anche se gli occhi mandavano ancora scintille.

-         Caramell dice che dobbiamo trovare i dieci Mangiamorte, sostiene che è necessario “far vedere che si sta facendo qualcosa”...

-         Già, sempre la solita vecchia storia. E come suggerisce di fare, il signor Ministro?

Ora era Sara ad arrabbiarsi: era stata lei la prima ad essere mandata ad Azkaban dopo l'evasione, era stata lei a fare i primi rilievi con la sua squadra ed era stata lei a condurre le indagini. Sentiva la propria competenza messa in discussione ed era una cosa che trovava intollerabile, soprattutto dopo tutta la fatica che aveva fatto per arrivare a diventare Auror Capo.

-         Il Ministro sostiene la tesi secondo cui l'evasione dei dieci Mangiamorte sarebbe collegata all'evasione di Sirius Black – il capo spiò l'espressione di Sara, che era improvvisamente cambiata in una maschera di pietra – Condivido il suo disappunto...

-         Disappunto? Io speravo che queste assurdità fossero solo una storiella da raccontare alla stampa! Non mi dirà che il Ministro crede veramente a questa storia? Ha letto la prima pagina della Gazzetta del Profeta? - Sarà prese il giornale che aveva chiuso poco prima e prese a declamare con disprezzo - “Così si spiega l'evasione dei Mangiamorte. Il Primo Ministro Cornelius Caramell, intervistato dai nostri inviati, ha rivelato che le prime indagini hanno portato a concludere che l'evasione dei Mangiamorte è strettamente legata a Sirius Black. “I prigionieri non potevano in alcun modo evadere senza un aiuto dall'esterno e l'unico che avrebbe potuto fornirglielo è Sirius Black” ha dichiarato il Ministro...”

Ma stiamo scherzando! E' ridicolo. Ho spiegato io stessa al Ministro, e mi ci sono volute due ore buone, che le due evasioni non possono essere collegate. Ci sono troppe differenze! Una è un’evasione singola, l’altra un’evasione di massa. Black non ha lasciato tracce, invece questi Mangiamorte hanno forzato magicamente le celle. E poi qualcuno dovrebbe spiegarmi come avrebbe fatto Sirius Black a raggiungere Azkaban senza essere visto. A nuoto? Le uniche imbarcazioni che portano alla prigione sono controllate da noi.

-         Sono tutte cose che io e lei sappiamo perfettamente, ma che il Ministro si rifiuta di credere. Caramell sostiene che trovando Black riusciremmo a trovare i Mangiamorte – ribadì il capo.

-         Stupido idiota...- sbottò Sara.

-         Signorina White si controlli, si ricordi che qui anche i muri hanno le orecchie – la ammonì il capo.

Sara cercò di riprendere il controllo, quindi riprese a parlare con più calma:

-         In tutto questo non capisco una cosa. Che cosa c'entro io? Se il punto è trovare Sirius Black abbiamo già qualcuno impegnato nelle ricerche, no? Mi pare che Kingsley Shakelbolt non abbia mai deluso le aspettative nelle missioni che gli sono state affidate.

-         Il fatto è che dopo due anni dall'evasione di Black ancora non ci sono risultati e il Ministro comincia a dubitare di Shakelbolt e di conseguenza di me. Mi ha imposto di togliere il caso a Kingsley e di affidarlo a qualcun altro.

Sara sentì un brivido percorrerle la spina dorsale. No, per favore. Per favore, per favore!

-         Ritengo che la persona più adatta a svolgere il compito sia lei – disse infine il capo.

Aveva detto esattamente quello che Sara temeva. Ma lei non poteva, non poteva proprio occuparsi di questo caso. Era già stato sufficientemente difficile occuparsi dell'evasione di Sirius Black ed era stata così felice quando le ricerche erano state affidate a qualcun'altro.

-         Ma... che cosa... che cosa pensa che possa fare io che Shakelbolt non ha già tentato? E poi sa perfettamente come la penso. Black non c'entra assolutamente niente con questa storia.

-         Faccia quello che crede: trovi Black, trovi i Mangiamorte oppure dimostri che non c'entrano nulla l'uno con gli altri. Se vuole riapra il caso sulla strage di Godric’s Hollow, ma faccia qualcosa. Ho piena fiducia nelle sue capacità.

Sara non rispose, si fissava le mani cercando qualcosa da dire. Non poteva chiederle questo, possibile che non ci fosse una scappatoia? Il capo la guardava, aspettando una risposta.

-          E’ assolutamente sicuro che non ci siano alternative? Non c’è proprio nessun’altro? Chiunque altro che possa occuparsi di questa cosa al posto mio? Che ne dice di Michael Chilton? È un Auror Capo estremamente capace.

-          Sono consapevole delle capacità di Chilton ma lui, come la maggior parte dei nostri uomini migliori, è impegnato e lei si è occupata sia dell’evasione di Black che dei Mangiamorte. Chi meglio di lei, signorina White?

Già, chi?

Sara si alzò e il capo fece altrettanto. Prima di andarsene disse:

-          Ci devo pensare. Non le prometto niente, sia chiaro.

Il capo si limitò a sorridere e lei uscì con passo meno sicuro di quanto avrebbe voluto.

*^*^*^*^*

Sirius Black era seduto nella cucina del numero 12 di Grimmauld Place. Sorseggiava una tazza di caffè mentre leggeva la Gazzetta del Profeta, appoggiato alla mensola del camino che occupava parte della parete. Il suo amico Remus Lupin, seduto a un capo del tavolo, scriveva freneticamente su una pergamena. Gli unici rumori che si sentivano erano il frusciare delle pagine del giornale e lo scricchiolio della piuma sulla pergamena.

In casa stavano ancora tutti dormendo, era molto presto. Solo Arthur Weasley era già uscito per recarsi al Ministero. Molly, la moglie di Arthur, si sarebbe alzata a momenti e allora la cucina sarebbe stata piena dello scoppiettio del fuoco, dell’acciottolio di stoviglie e del profumo di deliziosi manicaretti.

Sirius, giunto a un paragrafo particolarmente interessante, esplose in una risata senza allegria. Remus alzò lo sguardo dal suo lavoro e chiese:

-          Cosa c’è di così divertente?

-          Senti qua: Così si spiega l'evasione dei Mangiamorte. Il Primo Ministro Cornelius Caramell, intervistato dai nostri inviati, ha rivelato che le prime indagini hanno portato a concludere che l'evasione dei Mangiamorte è strettamente legata a Sirius Black. “I prigionieri non potevano in alcun modo evadere senza un aiuto dall'esterno e l'unico che avrebbe potuto fornirglielo è Sirius Black”. Non posso fare a meno di trovarlo divertente.

Remus si limitò a scuotere la testa alzando gli occhi al soffitto e riprese a scrivere. Sirius ripiegò il giornale, nauseato da quelle sciocchezze, e si sedette al tavolo.

Era l’ennesima giornata che passava lì dentro senza fare nulla. Si limitava a vagare da una stanza all’altra, collaborando di tanto in tanto alle operazioni di pulizia e riordino. Non osava ammetterlo per non apparire ingrato, ma preferiva di gran lunga vivere nella grotta ai bordi di Hogsmeade piuttosto che in quella casa piena di ricordi spiacevoli. Gli pareva di essere fuggito da una prigione solo per farsi rinchiudere in un’altra. E il ghigno che aveva Severus Piton ogni volta che lo guardava stava diventando intollerabile. Silente lo trattava come se fosse stato un bambino cattivo sorpreso a rubare le caramelle, ma lui era un uomo, un uomo che ne aveva viste e passate tante, forse troppe, nella sua vita. Aveva sofferto, lottato, aveva avuto la libertà a un soffio da lui e ora niente di tutto questo sembrava avere più importanza. Veniva lasciato con Molly e i ragazzi alle prese con grembiule e piumino. Era molto più di quanto potesse sopportare.

Sirius fu riscosso dalle sue amare riflessioni dall’arrivo di Molly.

-          Buon giorno! – salutò la donna sorridente.

Remus rispose con calore al saluto, mentre Sirius parlò appena. Anche l’atteggiamento di Molly lo indisponeva, lo trattava come uno dei suoi figli, ma lui aveva rinunciato all’idea di una madre molto tempo prima.

-          Gradite qualcosa per colazione? – domandò la donna mentre cominciava ad armeggiare con pancetta, uova e pane da toast.

-          No grazie, abbiamo già dato – disse Remus indicando le due tazze di caffè.

Molly sbuffò impercettibilmente e dopo pochi istanti pose davanti ai due uomini un piatto di toast imburrati coperti di marmellata di albicocche. Sirius sentì di dover partecipare alla conversazione in qualche modo e mentre addentava un toast chiese la prima cosa che gli venne in mente:

-          Allora la riunione è per stasera?

-          Sì, subito prima di cena, come al solito. Giusto, Molly?

-          Già, ma temo che ceneremo piuttosto tardi. Non ho idea dell’ora in cui potrebbe tornare Arthur dal lavoro. Dopo la convalescenza ha trovato un sacco di lavoro arretrato da sbrigare in ufficio.

L’aggressione che Arthur aveva subito al Ministero, nonostante lo avesse debilitato, lo aveva reso ancor più determinato nello svolgere il suo compito per l’Ordine della Fenice. Per questo aveva insistito per tornare al lavoro il più presto possibile.

Poco dopo l’arrivo di Molly, sulla soglia della cucina, comparvero i gemelli Fred e George, Ron e Harry, tutti scompigliati e con gli occhi gonfi di sonno.

-          Mamma perché dobbiamo alzarci così presto? Siamo in vacanza! – mugolò Fred mentre si trascinava sulla sedia di fronte a Remus.

-          Già è vero! – confermò Ron – E poi perché le ragazze non sono ancora qui?

-          Per rispondere a entrambi: primo dobbiamo finire di riordinare questa casa e c’è ancora un mucchio di lavoro da fare. Secondo le ragazze non sono ancora qui perché ieri sera, mentre voi giocavate a Sparaschioppo, mi hanno aiutato fino a tardi per ciò dormiranno un’ora in più.   

La risposta della signora Weasley era senza possibilità di repliche, così i ragazzi presero a mangiare la loro colazione in silenzio. Sirius notò che cercavano di prolungare il più possibile la durata del pasto, probabilmente per ritardare il momento di mettersi al lavoro. Da quando erano tornati a Grimmauld Place per le vacanze di Natale, Molly aveva rimesso anche loro all’opera per riordinare la casa.

-          Allora Molly, qual è l’arduo compito che ci proponi oggi? – domandò l’uomo.

-          La soffitta non è stata ancora toccata – rispose la donna fingendo di non cogliere il sarcasmo nella voce di Sirius – così pensavo che potremmo mettere un po’ d’ordine lì.

-          Bene! Fantastico! Un antro polveroso è l’ideale per trascorrere una così bella giornata! – sbottò George.

La signora Weasley ignorò le proteste e sollecitò i ragazzi a sbrigarsi. Terminata la colazione si alzarono e si diressero verso la soffitta. Molly terminò di rassettare e, mentre si avviava, domandò:

-          Sirius, puoi aiutarci? Con il tuo aiuto sarà più facile decidere cosa conservare e cosa eliminare.

-          Forza… rimango anch’io ad aiutare. Potrebbe essere divertente – esclamò Remus precedendo la risposta dell’amico. 

A quanto pare Sirius non aveva scelta. Così si avviò scettico verso la soffitta, maledicendo quello che si preannunciava come un altro giorno da incubo.

*^*^*^*^*

La scritta a lettere dorate sul vetro della porta diceva “Sara White – Auror Capo”. Sara non aveva impiegato molto tempo per ottenere quella scritta e tutto quello che essa comportava. Rispetto a molti colleghi, aveva bruciato le tappe e ad appena trentuno anni era giù un Auror Capo. Ciò significava avere una squadra da gestire, avere un ufficio con quattro pareti e una porta anziché un cubicolo nell’open space e avere un sacco di responsabilità supplementari.

Sara aveva consacrato la sua vita al lavoro, da quando era entrata all’Accademia non aveva più fatto altro che lavorare, lavorare e ancora lavorare. Per un certo periodo aveva tentato di conciliare una sorta di vita privata con la sua professione ma poi aveva dovuto scegliere. E aveva scelto la carriera. Il Dipartimento era diventato la sua ragione di vita. Sara White sarebbe esistita come Auror oppure non sarebbe esistita affatto. Aveva guadagnato la sua posizione e quella scritta sulla porta facendo una gavetta snervante, accettando qualunque incarico, compresi quelli che non avrebbe voluto accettare.

L’unica possibilità che aveva era considerare il caso Black nulla più di un altro incarico spiacevole ma necessario. Per accettare questo però aveva bisogno di riflettere con calma. Considerò per un attimo la possibilità di rinchiudersi nel suo ufficio, ma non sarebbe servito. Troppa gente sarebbe andata comunque a disturbare le sue riflessioni. Così abbassò la maniglia della porta, entrò e prese la borsa che aveva abbandonato sulla scrivania. Prima di uscire dal Dipartimento si affacciò nel cubicolo più vicino al suo ufficio:

-          Non ci sarò per un po’ – comunicò Sara ad un ragazzo biondo chino su una scrivania ingombra di fogli, cartellette e faldoni.

-          Ciao capo! – rispose lui sollevando lo sguardo – Dove vai?

-          Non ti riguarda e non riguarda neppure nessun' altro qui dentro. Non ci sarò per un po’. Se qualcuno mi cerca uccidilo con un colpo alla nuca.

-          Ok capo.

Sara si allontanò dal cubicolo senza rispondere. Frank Parker lavorava con lei da molti anni ormai e la conosceva meglio della quasi totalità dei colleghi. Questa conoscenza faceva sì che sapesse quando era il momento di non fare domande. E quello era uno di quei momenti.

Mentre camminava lungo i corridoi del Ministero, Sara aveva lo sguardo perso nel vuoto e fu solo grazie all'abitudine che raggiunse l'esterno. Una volta fuori si trovò nel vicolo in cui era situata la cabina telefonica, tramite la quale si accedeva al Ministero. Che fare? Dove andare? Non riusciva a ragionare con lucidità.

Fece un profondo respiro e cercò di calmarsi. Frugò per un po' nella borsetta e ne estrasse un pacchetto di sigarette e un accendino. Fumava le stesse lunghe sigarette ormai da quasi vent’anni ed erano la sua valvola di sfogo. Ne estrasse una dal pacchetto, la accese stringendola tra le labbra e aspirò la prima liberatoria boccata di fumo.

Sara era perfettamente conscia del fatto che fumare le faceva male, ma era altrettanto convinta che non sarebbe stato il fumo a ucciderla, sarebbe arrivato prima qualcosa o qualcun'altro. Essere un Auror Capo stava diventando sempre più pericoloso, anche se cercava di limitare al minimo la notorietà era come girare con un bersaglio appeso alla schiena. Se le sigarette avessero fatto in tempo ad ucciderla prima di un Mangiamorte si sarebbe potuta ritenere fortunata. Fumando cominciò a camminare e a pensare.

Sirius Black.

Erano passati quindici anni ma non l'aveva dimenticato, come avrebbe potuto? Mai nella vita aveva sofferto tanto, mai era stata così delusa da una persona. Lo shock per la morte di Peter Minus e l'arresto di Black l'avevano quasi uccisa, per non parlare della morte di Lily e James. In quel periodo la felicità e l'euforia del mondo magico per la sconfitta di Voldemort non erano riuscite a scalfire lo strato di gelido ghiaccio che era calato sul cuore di Sara. Ancora dopo tanti anni si domandava come avesse fatto ad andare avanti con la sua vita.

Quasi senza rendersene conto arrivò davanti al caffè dove spesso si rifugiava nelle pause dal lavoro. A quell'ora del mattino il locale era quasi deserto: era tardi per la colazione, troppo presto per il pranzo. Sara entrò e salutò calorosamente Lucilla, una signora circa quarantacinquenne che gestiva il caffè. Ordinò un caffè nero con qualche biscotto e andò a sedersi nel suo tavolo preferito, in un angolo poco illuminato e il più lontano possibile dall'ingresso.

Non sapeva cosa fare. Come poteva accettare quel lavoro così alla leggera? Sarebbe riuscita a fare i conti con il passato, avrebbe retto a vedersi piombare addosso tutti i ricordi più terribili della sua vita? Sarebbe stato come lavorare con un Dissenatore seduto sulle ginocchia. Aveva bisogno di parlarne con qualcuno.

Sara tuffò nuovamente la mano nell'enorme borsa e ne estrasse un cellulare. Scorse rapidamente la rubrica fino a trovare il numero giusto. Lo compose e attese una risposta.

-         Pronto?

-         Pronto Rebecca. Sono Sara.

-         Ciao carissima! Dimmi tutto! Sono così felice di sentirti, non ti fai mai viva!

-         Hai ragione ma sono un po' presa dal lavoro ultimamente...

-         Ultimamente? Sono mesi che ti vedo solo di sfuggita nei corridoi.

-         Ascolta...sei libera per pranzo?

-         Sì, dove ci vediamo?

-         Da Lucilla. Appena puoi. Io sono già qui...

-         Sara... è successo qualcosa?

-         Ancora no, non ti preoccupare. Però ho bisogno… del consiglio di un'amica.

-         D'accordo. Allora ci vediamo dopo. Cercherò di arrivare il prima possibile.

Sara chiuse la comunicazione con un mezzo sorriso. Rebecca era la sua migliore amica fin dai tempi di Hogwarts. Era l'unica persona con cui avrebbe potuto parlare di questa cosa senza paura di essere giudicata. Sara trascorse il resto della mattinata da Lucilla, chiacchierando con la barista, leggendo da cima a fondo la Gazzetta del Profeta, bevendo un caffè dopo l'altro e fumando un quantitativo indecente di sigarette.

Rebecca fu più rapida del previsto e prima dell'ora di pranzo Sara la vide precipitarsi nel locale, accaldata per aver camminato di fretta e con una lunga ciocca di capelli biondi che sfuggiva dalla coda di cavallo.

-         Scusa! Non sono riuscita a liberarmi prima. Il mio capo mi ha incastrato in un corso di aggiornamento sulle Passaporte – disse Rebecca tutto d'un fiato.

Rebecca lavorava all'ufficio di Controllo del Trasporto Magico. Aveva cominciato a lavorare lì poco dopo il conseguimento dei MAGO e non se ne era più andata.

-         Non ti preoccupare Bex. Anzi, scusami tu per averti chiamato così all'improvviso.

-         Allora, raccontami – ingiunse Rebecca senza preamboli.

Sara fece un respiro profondo, accese l’ennesima sigaretta e ordinò altro caffè. Poi iniziò a raccontare cercando di non tradire la sua angoscia alla prospettiva di questo lavoro. Rebecca la lasciò parlare senza interromperla, ascoltando attentamente e sorseggiando un tè al gelsomino. Quando Sara ebbe terminato disse:

-         Bè? Che ne pensi? Che dovrei fare? Fra parentesi, sono informazioni riservatissime, se ti sfugge anche solo un fiato su questa storia sono un'Auror finita.

-         Non ti preoccupare – replicò Bex – So essere una tomba. Io sinceramente non so che dirti.

-         Non so davvero come comportarmi. Non riesco nemmeno a pensare.

-         Non so se sia una buona idea accettare questo incarico. Però ti conosco troppo bene per non sapere che continuerai a tormentarti. Sono anni che non fai che rimuginare su questa storia. Forse è meglio se vai fino in fondo e poi non ci pensi più. Quando sarai arrivata sul fondo non potrai fare altro che risalire e allora forse riuscirai una volta per tutte ad andare avanti con la tua vita.

Sara guardò l'amica. Probabilmente aveva ragione. In fondo non doveva essere poi così terribile, aveva da tempo imparato a fare i conti con il lato criminale di Sirius Black. Forse, una volta conclusa quella storia, sarebbe riuscita a non pensarci più. E comunque non aveva niente da perdere.

Valeva la pena tentare.

Quando Sara rientrò in ufficio, dopo avere parlato a lungo con Bex, il suo sguardo non era più perso nel vuoto. Era fisso sulla meta.

Per prima cosa andò nell'ufficio del suo capo. In quel momento non c'era ma non aveva tempo di aspettarlo. Ora che aveva deciso voleva cominciare il più presto possibile, così prese un pezzetto di pergamena e scarabocchiò solo una parola e la sua firma : “Accetto. S. White”.

*^*^*^*^*

Il lavoro nella soffitta era lunghissimo e terribilmente noioso. La stanza era semi buia, polverosa e terribilmente calda. Per non parlare della quantità di ciarpame che la famiglia Black aveva accumulato lassù nel corso delle generazioni. Dopo poco dall'inizio del lavoro Ginny e Hermione si erano unite a tutti gli altri e le operazioni procedevano in uno strano silenzio, reso spesso dalla polvere e interrotto solo da qualche occasionale esclamazione di stupore o di disgusto a seconda del reperto rinvenuto.

A Sirius in fondo non dispiaceva così tanto essere lì. Non era come combattere i Mangiamorte, ma la fatica lo distraeva dalla frustrazione e provava un sottile piacere nell'ammucchiare gli averi della sua famiglia in grossi sacchi della spazzatura.

Per pranzo avevano consumato velocemente dei panini, accompagnati da succo di zucca gelato, poi avevano ripreso a lavorare. Molly sembrava posseduta dal fuoco sacro della pulizia.

Fu nel primo pomeriggio che cominciarono ad accadere cose strane.

-         Hei! Chi è stato? - esclamò Harry a un tratto.

-         Che succede? - chiese Ron che era chino sullo stesso scatolone di libri di magia nera.

-         Qualcuno mi ha colpito sulla schiena – rispose il ragazzo.

-         Harry caro, non c'è nessuno dietro di te. Forse sei solo stanco, perché non ti riposi un po'? - suggerì la signora Weasley con tono materno.

Sirius e Remus si scambiarono un'occhiata perplessa, ma non fecero commenti e proseguirono a smistare un enorme ammasso di indumenti di vario genere.

Qualche tempo più tardi Hermione chiese a Ginny di passarle uno straccio per pulire uno scaffale che finalmente era stato svuotato, ma quando la ragazza si avvicinò alla scatola dei detersivi fu sbalzata all'indietro, come se ci fosse stata una parete di gomma trasparente, e cadde atterrando sul sedere.

-         Ma che diavolo sta succedendo? - domandarono all'unisono Fred e George – Non è normale! – proseguì George.

Inquietati da quegli strani fenomeni Sirius e Remus estrassero le bacchette e si accinsero a perlustrare la soffitta. Anche Harry tirò fuori la sua, ma prima ancora che fosse completamente al di fuori della tasca dei jeans, Sirius disse:

-         Mettila via, non vorrai fare magie fuori dalla scuola.

Harry sbuffò, ma obbedì e i due uomini presero a esaminare la stanza palmo a palmo, mentre tutti avevano sospeso le loro attività per osservare. Pareva essere tutto a posto, ma proprio quando tutti stavano per rimettersi al lavoro accadde la cosa più strana. Il pavimento cominciò a tremare leggermente, mentre tutti estraevano le bacchette. Poi smise di tremare e sembrò liquefarsi al centro della stanza, come se si trattasse di una tavoletta di cioccolato. Le ragazze strillarono mentre si ritraevano contro il muro. Molly afferrò Ron per il bavero della camicia mentre scivolava sul pavimento fluido. Una fortissima folata di vento spalancò porte e finestre e quella che sembrava l'onda d'urto di un'esplosione sbalzò tutti all'indietro facendoli cadere sul pavimento, come Ginny poco prima. L'esplosione arrivò dopo l'onda d'urto: si sentì un forte rombo e poi uno scoppio che riempì la stanza di un denso fumo verde azzurro.

Dopo, la quiete.

-         State tutti bene? - strillò Lupin.

-         Sì...più o meno...- furono le deboli risposte che giunsero da angoli non precisati della soffitta.

-         Ma.. ma... che cosa è stato? - domandò la signora Weasley con evidente preoccupazione.

-         Fuori le bacchette! – intimò Sirius – Tutti quanti! Maggiorenni e non – precisò poi.

Lupin e Sirius furono i primi a riaversi, mentre il fumo cominciava a dissiparsi uscendo dalle finestre aperte. Avanzarono fianco a fianco, le bacchette puntate avanti a loro verso il punto da cui si era sprigionato il fumo, lo stesso in cui si era deformato il pavimento. Qualcosa si muoveva nella cortina nebbiosa. Sembravano due figure.

-         Fermi! - gridò Sirius mentre le due ombre assumevano contorni più distinti. Sembravano umani.

Come spinti da una sola mente, Sirius e Remus esclamarono un incantesimo e sottili corde andarono ad avvolgersi attorno ai due intrusi. I due caddero a terra legati come salami, esclamando per l'attacco a sorpresa.

-         Ahi!

-         Ma che modi!

Sembravano un uomo e una donna.

-         Chi siete? – domandò Sirius. La penombra della soffitta gli impediva di vedere distintamente i volti.

-         Sirius? Sei tu? – domandò una voce maschile. All'udire quella voce Sirius si sentì mancare e la sua presa sulla bacchetta vacillò.

-         Non può essere...- mormorò Remus.

-         C'è anche Remus – disse la voce femminile – Vi pare questo il modo di trattarci? - chiese poi irritata.

Le espressioni degli occupanti della stanza variavano dallo sconcertato all'inorridito. Molly e i ragazzi erano così sconvolti da quell'apparizione che si erano persino dimenticati di rialzarsi dal pavimento. Sirius non sembrava in grado di proferire parola. Era bloccato con la bacchetta a mezz'aria e il suo volto assumeva gradatamente un colorito sempre più terreo.

Il fumo ormai era del tutto svanito e la poca luce della soffitta era più che sufficiente per riconoscere l'uomo e la donna. Lui aveva capelli neri arruffati e un paio di occhiali tondi sul naso. Lei aveva lunghi capelli rossi e due incredibili occhi verdi.

Lily e James Potter erano a Grimmauld Place.

 

      



 
Credo di dovere una spiegazione a tutti voi sul perché di questa pagina. Lo so, non vi aspettavate che facessi parte della schiera di scrittori di fan fiction, ovvero coloro che sfruttano i personaggi creati da altri per inventare storie proprie.
O forse ve lo aspettavate?
In ogni caso, è vero: sono una fan di Harry Potter. Una di quelle puriste che detestano gli adattamenti cinematografici e hanno letto e riletto ogni libro della serie fino a conoscerne ogni minimo dettaglio. 
Questa saga mi ha accompagnato dai dodici ai diciotto anni e continua ad essere un'opera che rileggo con piacere.
Come tutte le saghe però ha dei punti oscuri, degli spiragli lasciati aperti, delle situazioni insolute, delle domande senza risposta.
E, secondo voi, poteva una mente malata come la mia non cercare di chiarire l'oscuro, spalancare gli spiragli, risolvere l'insoluto e rispondere alle domande?
No... e infatti in questa pagina troverete il risultato delle mie elucubrazioni. 
La prima (e forse l'unica) fan fiction che inserirò è intitolata "Black & White" (i titoli non sono il mio forte) e prende le mosse dal quinto capitolo della saga: Harry Potter e l'Ordine della Fenice.
Quindi... fan di Harry Potter, UNITEVI, LEGGETE E COMMENTATE!!!
Grazie.
I owe you an explanation about this page in my site. I know, you didn't expect me to be a fan fiction writer, someone who uses someone else's characters to write her own stories.
Or maybe you expected this from me?
Anyway it's true: I'm an Harry Potter fan. One of those purists who despises screen adaptations and who read the books thousands of times.
This saga has stayed with me since I was 12 and it's still something I read with pleasure.
However this saga, as others before, has its obscure sides, its glimmers, its unresolved situations,  its unanswered questions.
A brainsick person, as I am, can't resist the perspective of clarifying the obscure, of opening wide the glimmers, of solving the unsolved, of  answering open questions. 
In this page you'll read the result of my thoughts.
The first (and maybe the only) fan fiction I'm going to publish here is called "Black & White". It starts from the fifth episode of the saga: Harry Potter and the Order of the Phoenyx. 
So... Harry Potter fan, JOIN TOGTHER, READ AND COMMENT!!!
Thank you. 

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    In questa pagina ho deciso di inserire le mie fan fiction, per ora in Italiano. 

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